Ehi food lovers! Volete catturare l’attenzione? Assecondate la PIGRIZIA!

Forse cominciare con un titolo così vi avrà fatto balenare in testa un miliardo di opzioni…
“Di cosa starà parlando? A cosa si riferirà?” E soprattutto…
“Questo articolo mi suggerirà qualche cosa di utile?”
Bene, ecco fatto. In effetti ho catturato la vostra attenzione.
E in che modo l’ho fatto? Ne sono certa, nessuno di voi vorrà ammettere esplicitamente che è pigro, ma…
La verità è che questo titolo vi ha attirato proprio per questo, invece:
sperate di trovare l’elemento segreto che costituisce la chiave del successo di una fotografia food.
Poco importa se fotografate cibo per lavoro o per raccontare una serata tra amiche o con il partner.
Ottimo, allora cosa aspettiamo?
Parliamone!

IN CHE SENSO PARLIAMO DI PIGRIZIA?

Arance, food photography

Scatto realizzato per Arancia Poggio Pizzuto – gennaio 2021

Ne parliamo a doppio senso.
Non c’è nulla di cui vergognarsi, fa parte di ognuno di noi e prima ce ne accorgiamo, prima la possiamo utilizzare a nostro favore.
Lo sapete, prima di dedicarmi unicamente alla fotografia sono stata una blogger per 7 lunghi anni e vorrei aver avuto qualcuno che mi desse questo consiglio:
tanto noi quanto chi segue i nostri social (business o privati che siano) siamo pigri.
Noi cerchiamo di creare il miglior contenuto possibile nel minor tempo possibile.
“Loro” cercano di ricavare più informazioni possibili nel modo più semplice possibile.
In un certo senso siamo sulla stessa lunghezza d’onda!
Ok, d’accordo, ma questo principio come lo sfruttiamo in fotografia?

PIU’ INFORMAZIONI CONTIENE UN’IMMAGINE, PIU’ E’ SNELLA DA “LEGGERE”

Insalata con pesche, food photography

Scatto realizzato per MD supermercati – agosto 2021

Per “informazioni” all’interno di un’immagine, intendiamo semplicemente gli elementi visivi che ci restituiscono un’idea, un concetto…
nel caso del food: un sapore, una sensazione.
Nella foto proposta, ad esempio, volevo puntare sulla freschezza.
Si tratta di uno scatto pensato per essere proposto in estate, in cui i colori caldi e intensi fanno parte naturalmente di ciò che ci circonda, mentre la freschezza è invece ciò che tendenzialmente ricerchiamo, soprattutto in agosto, quando siamo sopraffatti da due mesi di afa crescente.
Ecco perché ho scelto di dare ampio spazio alla pesca.
Tutto questo è il processo mentale che avviene nel fotografo, che sceglie arbitrariamente come proporre il proprio soggetto e che quindi razionalizza tutta questa gamma di decisioni per poi trasformarle in azione concreta, modellando il set a proprio piacimento.
Chi osserva una foto, però, tutto questo non lo sa… eppure riesce a percepirlo.
Soprattutto se questa strategia viene utilizzata con saggezza e senza creare un’immagine confusa e sovraccarica…

PUNTATE SU UN ELEMENTO E RIPROPONETELO IN VARIE FORME

Muffin alle mele e cioccolato, food photography

Scatto realizzato per Il Cibo secondo Micol – 2018

Credetemi, questo suggerimento vi cambierà la vita.
Sarete più snelli nel lavoro e creerete con poco delle fotografie estremamente armoniose.
Scegliete un elemento della fotografia sul quale puntare di più.
Quello che restituisce più chiaramente il sapore che volete che emerga o quello che più intensamente richiama il mood che volete esprimere.
Selezionatelo e proponetelo nello stesso scatto ma sotto forme diverse.
La mela: intera, ma anche sbucciata, all’interno dello stesso scatto.
Tornate ad osservare le foto precedenti: la pesca, proposta in taglia diversi. Metà, un quarto, un ottavo.
Le arance, con quelle ho fatto altrettanto!
Se mostrate lo stesso elemento visto da più “punti di vista”, sarà molto più facile per il cervello dell’osservatore andare a ripescare nella memoria tutte quelle informazioni che si associano a sapori, esperienze e sensazioni. Assicurato!
E la cosa più bella di questa strategia è che si può mettere in atto sempre.
Non ci credete?

UNA STRATEGIA COMODA E SEMPRE ATTUABILE

Capunsei, gnocchi di Mantova, food photography

Scatto realizzato per Il Cibo secondo Micol – Castellaro Lagusello (MN), agosto 2020

Mettete una gita fuori porta, un caldo soffocante e una fame mostruosa dopo aver camminato per ore alla scoperta di un borgo meraviglioso,
su e giù per le salite delle strade collinari di una piccola frazione di Monzambano.
Mettete la voglia di scoprire un nuovo sapore, quello dei capunsei tipici di quella zona.
Ma mettete anche la voglia di raccontarlo a chi non era lì presente!
Beh, tanto è bastato: una foto a campo molto stretto, uno di questi gnocchi morso per metà così da lasciar intravedere anche le fattezze al suo interno e voilà.
Il racconto di gusto è servito.
Si capisce immediatamente che la consistenza di questo piatto ricorda molto quello dei canederli, perciò verosimilmente non sarà omogeneo e “liscio” al tatto in bocca, si capisce che le erbe la fan da padrona non solo nel condimento, che non contengono un ripieno, ma che l’impasto è variegato e che con ogni probabilità sono vegetariani perché non si vede traccia di carne.
Il riscontro da chi ha visto la foto? Eccolo QUA!

Quello che mi affascina molto dell’arte fotografica, tra tanti aspetti, è comprendere quanto profondamente si leghi con la psicologia.
Pensare che una foto sia ben fatta senza valutare questa peculiarità, sarebbe incredibilmente limitante.
E diciamolo, mentre si creano scatti immaginando come li interpreterà chi li guarderà, non si fa forse un viaggio all’interno anche della propria testa e della propria sfera di significati?

Approfondimenti e lezioni tailor made disponibili!
Info e prezzi : info@micoluberti.com

Alberto Sordi, il mito a tavola è servito

Cent’anni fa oggi, nasceva un grande mito del cinema italiano: buon compleanno, Alberto Sordi!
Chi più di lui poteva meritare un ricordo speciale qui, tra le pagine digitali di questo mondo fatto di ricette e cibo?

“Maccherone, mi hai provocato e io ti distruggo, adesso maccherone io me te magno!”.

Alberto Sordi nella celebre scena dei maccaroni in "Un americano a Roma"

Chi non ha sentito almeno una volta questa esclamazione associata al grande Alberto Sordi? La frase arriva dalla famosissima scena tratta da “Un americano a Roma” diretto da Steno (lo sapete vero che Steno, altro caposaldo della cinematografia italiana, è lo pseudonimo di Stefano Vanzina, padre dei celeberrimi fratelli Vanzina?). Tornando ai nostri
maccheroni, chi li mangia è Nando Mericoni un giovanotto senza arte né parte (interpretato da Sordi) che mitizza gli Stati Uniti, tanto da scimmiottare i comportamenti alimentari americani e schifare i canonici spaghetti sostenendo di voler mangiare pane e mostarda, inzuppato nel latte. Salvo addentare poi la fatidica fetta, gettarla ed esclamare
“ammazza che zozzeria”, sputando tutto per tornare ai suoi amati maccheroni e “magnarseli”. Così, tra una forchettata di pasta e l’altra, stila un elenco della fine che faranno il latte “questo lo damo ar gatto”, “questo al sorcio” guardando lo yogurt e con la mostarda (in realtà senape) ci vuole “ammazzare le cimici”. Ma non ci sono solo i maccheroni di “Un Americano a Roma” nella vita cinematografica di Alberto Sordi.
Ripercorriamo altri esempi del suo rapporto con la cucina, nel centenario della sua nascita.
Altra scena mitica è quella ambientata a Venezia e tratta dall’episodio “Le vacanze intelligenti” all’interno del film “Dove vai in vacanza?”.

Alberto Sordi in una scena de "Le vacanze intelligenti"

Qui Sordi interpreta un fruttivendolo romano i cui tre figli, che hanno studiato e frequentano ambienti intellettuali, organizzano per lui e la moglie delle “vacanze intelligenti” appunto, con un programma che prevede, oltre a una ferrea dieta, visite culturali comprese quella alla Biennale di Venezia. Ed è proprio lì che Sordi e consorte cinematografica, dopo essersi ribellati a diete e incomprensibili performance artistiche si fermano in una trattoria e, armati di tovaglioli legati al collo, mangiano tutto ciò che gli capita a tiro, emulati da principi e contesse che, come loro si abbuffano di salsicce con i fagioli, pappardelle al sugo di lepre e chi più ne ha più ne metta. Ne “Il marchese del Grillo” protagonisti sono invece i rigatoni, esattamente con la “pajata” (piatto della tradizione romana composto da pasta e interiora di vitello).
Potremmo continuare ancora a ripercorre, con l’aiuto di altri celeberrimi film, il percorso gastronomico di Alberto Sordi nelle varie pellicole cinematografiche dove lui, con piccoli gesti, espressioni facciali e frasi passate alla storia, riesce a rappresentare stati d’animo e situazioni psicologiche sedendosi a tavola. Spessissimo nei suoi film lo troviamo di fronte al cibo, a rappresentare le condizioni sociali dell’epoca ma per certi versi attuali ancor oggi. Per concludere, una curiosità: tra tutti questi piatti, sapete qual era il suo cibo preferito? Per Alberto Sordi non era domenica senza un piatto di fettuccine seguito dall’abbacchio scottadito (piatto laziale a base di costolette di agnello spalmate con burro
ammorbidito prima di grigliarle). Un pranzo all’insegna delle leggerezza, insomma! Infatti puntualmente per Sordi seguiva la pennichella sulla sua amata poltrona e, raccontava, l’abbiocco veniva sempre guardando Pippo Baudo in tv (protagonista indiscusso della Rai dell’epoca) e ritrovandolo ancora lì, sullo schermo, al suo risveglio.
Alberto Sordi rimarrà sempre nel cuore di noi italiani, lui che è stato un simbolo della nostra nazione e che si fa amare anche dalle generazioni che non lo hanno conosciuto direttamente.
E allora alziamo il bicchiere insieme a lui, da lassù e… tanti auguri, mito!

Alberto Sordi in una scena de "Il Marchese del grillo"


Testo a cura di Franca Bergamaschi
fotografie via web
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Ricordi d’Irlanda

Il mese scorso sono andata in Irlanda, per la prima volta in vita mia.
Ho condiviso con voi le emozioni che ho provato grazie alle varie esperienze che ho vissuto, vi ho portato un po’ con me attraverso le Instagram stories e vi ho raccontato le particolarità che ho ritrovato in questa terra che profuma di pioggia, erba fresca e burro fuso.
Però mi sono resa conto che tutto questo non era abbastanza.
Ecco allora che ho raccolto un po’ delle foto che ho scattato là e sono pronta a condividerle con voi.
Buona visione!


fotografie a cura di
Micol Uberti
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Il nuovo sapore di Hard Rock Cafe

Alzi la mano chi non amerebbe pensare a uno scenario paradisiaco come quello che si ottiene sommando un hamburger gustosissimo, una vista magica su una dei bacini più suggestivi della bella Venezia e una miriade di cimeli di rock band tutte intorno a voi.
Per me è la ricetta perfetta per la felicità eterna!

Ma a proposito di ricette, sapevate che quest’anno, in occasione del suo quarantottesimo compleanno, Hard Rock Cafe ha deciso di rinnovare in grande stile il suo menù (facendo anche un po’ di sana beneficenza)!?

Eccovi svelato il motivo per il quale, venerdì scorso, ho preso il treno e sono andata in questa città: per assaggiare in anteprima le delizie che hanno creato per la loro fedelissima clientela!
Passiamo un po’ in rassegna cosa vi aspetta se andate a trovarli?
Primo fra tutti, per rispetto nei confronti del Re del menù, dobbiamo cominciare dal fantastico 24-Karat Gold Leaf Steak Burger.
Già il suo nome altisonante la dice lunga su di lui ed è giusto che sia così: stiamo parlando infatti niente meno che del primo panino leggendario con al suo interno 227g di steak burger di qualità impeccabile, una voglia d’oro da 24k, cheddar e pomodoro. Tanto semplice quando indimenticabile, mi viene ancora l’acquolina in bocca a pensarci! Ma la caratteristica più buona di questo burger, deve ancora venire: parte del ricavato che viene ottenuto dalle sue vendite, infatti, viene devoluto ad Action Against Hunger per la lotta contro la fame nel mondo. Un ottimo motivo in più per non farselo mancare a tavola, se andate in Hard Rock Cafe!

Se questa è solo una delle novità del menù, potete immaginare le altre 19… eh sì, perché c’è veramente da perdersi nella nuova carta, che vanta anche delle proposte vegetariane, come ad esempio il Moving Mountains Burger (io ho provato anche quello e devo dire che è eccezionale, non ha nulla da invidiare ai panini che contengono carne!) in cui un enorme anello di cipolla è il grande protagonista.
Se invece siete tra i fan del pulled pork, che è una novità culinaria che sta conquistando il cuore di moltissime persone, è bene che sappiate che da HRC c’è una news che fa proprio al caso vostro: il BBQ Pulled Pork Sandwich è lì che vi aspetta, in compagnia di fagioli in salsa ranch.
Veramente riuscite a desiderare qualcosa di meglio?

Ora però lasciatemi abbandonare un attimo le portate principali.
Lasciatemi prendere fiato ed inchinarmi di fronte a ciò che più di tutto mi ha rubato il cuore, ciò che mi ha fatto brillare gli occhi, ciò che mi ha fatta fare un saltino di gioia battendo le mani per la felicità:
signore e signori, i Milkshake.
E soprattutto, signore e signori: i milkshake alcolici.
Eh sì perché tanto la base del Cookies ‘n’ Cream quanto quella dello Strawberry Cheesecake possono essere fatte con una cremosa base alla vodka alla vaniglia.
Sia nel primo caso sia nel secondo, il risultato è una bomba.
Perfettamente si sposa con gli Oreo (oddio, gli Oreo… quanto li amo…) e il cioccolato bianco del Cookies ‘n’ Cream e altrettanto alla grande si combina con i sapori fruttati dello Strawberry.

Ci sarebbe ancora un elenco chilometrico di cose che potrei dirvi per farvi venire voglia di andare di corsa da Hard Rock Cafe: potrei dirvi che ci si perde ad ammirare tutti i “trofei” rock che si trovano appesi alle pareti, che se volete cominciare nel migliore dei modi la vostra cena vi suggerisco di assaggiare la Spinach & Artichoke Dip (crema di pecorino, cheddar, spinaci e carciofi) per accompagnare le vostre tortillas. Potrei dirvi che è impossibile non fare una capatina in questi ristoranti se ci passate vicino, perché il loro stile e la loro fama sono sufficienti a prendervi e tirarvi dentro con forza senza che neppure ve ne rendiate conto…
Ma so anche che tutto questo non è necessario, perché sarete voi a scegliere in un batter d’occhio di mangiare qui: basta guardare le foto e dar retta allo stomaco che si apre!


Testo e fotografia a cura di Micol Uberti
Articolo realizzato per Hard Rock Cafe Venezia

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Il tesoro segreto delle cipolle rosse

Non saprei rinunciare all’allegria che mi mette il suo colore.
Vederne una decina raggruppate in una cesta sul pianale della cucina mi fa venire subito voglia di preparare un piatto di pasta fumante, riempiendo la casa di profumo di soffritto.

Non saprei rinunciare neppure al suo sapore, così unico e inconfondibile…
La cipolla rossa, una meraviglia tutta italiana, non dovrebbe mai mancare sulle nostre tavole. Per molte più ragioni di quante possiate pensare.

Impariamo a conoscerla, il piacere sarà tutto nostro

Sa impreziosire un sugo, ma sa sposarsi benissimo con tanti altri cibi.
Il suo sapore è la nota di carattere in molte ricette e mentre la mangiamo, godendo della sua bontà, non sappiamo probabilmente che è anche una preziosa alleata per la nostra salute. Amo sedermi a tavola per piacere ma anche conoscere le proprietà di ciò che portiamo alla bocca, perché mangiare bene significa soprattutto consapevolezza.
Se pensate, ad esempio, che potassio e selenio si trovino solo nelle patate e non ne potete più di andare avanti a purè, è giunto il momento di sapere che questi importanti elementi li trovate anche nelle cipolle rosse!
Capita di non soffermarsi a pensare al modo in cui questo genere di informazioni possano effettivamente avere un riscontro pratico, io non l’ho fatto per anni ma da quando ci ho riflettuto su, un po’ di cose sono cambiate.
Credete all’effetto decongestionante di una zuppa di cipolle con limone, zenzero, peperoncino e alloro? Il raffreddore sparisce molto prima!
Non per magia, non per miracolo. Ma semplicemente perché le protagoniste di questo articolo hanno potere diuretico e antinfiammatorio. Se unite le due cose, è facile capire quanto siano una manna dal cielo nell’aiutarci a liberarci dei batteri!
Tant’è che sono delle grandi alleate anche nel caso in cui ci ritroviamo ad avere a che fare con la fastidiosissima cistite… Nessun allarmismo: se cotta a dovere non avrete nessun problema di fiatella!

Il sapore della cipolla rossa proprio non vi va giù?
Pazienza, do una dritta anche a voi: frullatela con olio di cocco ed applicatela sui capelli, coprire con la pellicola da cucina e lasciate in posa un paio d’ore.
La vostra chioma sarà splendida e soffice come non mai! 
Ma ricordavi di fare un accurato shampoo dopo, o nessuno vi si avvicinerà per toccarli!

Testo e fotografia
a cura di Micol Uberti
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Risotto ai mirtilli

Bellissimo grazie al suo colore intenso, delicato grazie al suo sapore che accarezza appena al palato e insolito grazie all’unione di due ingredienti che raramente si incontrano nello stesso piatto: per questo fine settimana prepariamo un delizioso risotto ai mirtilli!

In realtà è molto più semplice di quanto si possa pensare, anche perché aggiungere troppi elementi e coprire quindi il sapore dei mirtilli sarebbe un vero peccato.
Inoltre mi piace pensare che, ogni tanto, anche una ricetta più particolare possa strizzare l’occhio alla praticità e al bisogno di “fare in fretta” che ognuno di noi ha.
Per preparare questo primo, servono davvero pochissimi ingredienti!
Scopriamo insieme quali e come usarli:

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Per 4 porzioni, preparate:

  • 350 g di riso
  • 200 g di mirtilli maturi
  • 1 bicchiere di vino bianco
  • 1 noce di burro
  • mezza cipolla bianca
  • pepe nero

Prepararlo sarà incredibilmente facile:

  • Fate bollire il riso in acqua leggermente salata per circa 17 minuti (controllate sempre le tempistiche indicate sulla confezione e da quella sottraete un paio di minuti);
  • Contemporaneamente a questo, fate ammorbidire a fuoco medio i mirtilli insieme al burro. Saranno sufficienti pochissimi minuti!
  • Passate con il frullatore ad immersione i mirtilli e riportate sul fornello, aggiungete la cipolla e metà del bicchiere di vino e lasciate andare a fuoco basso.
  • Quando il riso sarà pronto, scolatelo accuratamente, aggiungetelo al sughetto di mirtilli e amalgamate con cura. Una volta raggiunto un colore omogeneo, alzate la fiamma e versate il vino rimasto, lasciate asciugare continuando a mescolare e… già fatto! Il vostro risotto è pronto per ricevere una leggera spolverata di pepe nero ed essere servito!

Per guarnire il piatto, io ho utilizzato queste splendide rose che ho prelevato da un bouquet che gli amici di Colvin hanno realizzato per me. Non si tratta di fiori eduli ma erano così belli che sarebbe stato un peccato non farlo!
Potete sostituire le rose con delle meravigliose primule commestibili, sono perfetta in questa stazione ed il colore si accorda perfettamente a quello che assume il riso una volta che abbraccia il succo di mirtillo!

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Testo a cura di Micol Uberti
Preparazione, styling e fotografia a cura di Micol Uberti

Ti piace questo piattino firmato Easy Life?
Scopri anche QUESTO tra le loro proposte!

Il pomodorino giallo? Un piccolo sole tutto da scoprire!

Devo essere sincera ed ammetterlo: se penso al pomodoro, mi viene in mente subito il colore rosso. Anche per voi è così, vero? Eppure, è un grande peccato che il datterino giallo passi un po’ in secondo piano, perché si rivela ottimo anche per condire la pasta!
Non mi credete? Allora continuate a leggere, perché vi convincerò del contrario.

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Quando ho ricevuto a casa la Pam Box di Pam Panorama, dentro la quale si nascondevano tante delizie mediterranee e una sfida ai fornelli per me, la prima cosa che ho pensato è stata: “Fantastico, ora mi faccio una bella pastasciutta al sugo!” e nella mia mente si è formata l’immagine di un piatto fumante di spaghetti, rossi di pomodoro e pieni di profumo. Ma non è più bello cercare di scoprire sempre qualcosa di nuovo? Allora ho preso in mano il vasetto di Datterini Gialli interi in succo, della linea I Tesori, insieme alle Olive Taggiasche (di cui sono veramente ghiotta!) e ho deciso: sì! E’ ora di creare una ricetta diversa dal solito!
E’ così che ho preso al volo la pentola, l’ho riempita di acqua e l’ho messa a bollire.
Nell’attesa di buttare la pasta (so che non è un termine molto raffinato, ma mi piace troppo quell’idea di quotidianità e italianità che esprime, perciò lasciatemelo dire!) continuavo a pensare a cosa poter aggiungere per rendere il piatto ancora più sfizioso ma in breve tempo ho capito che in realtà, tutto questo sforzo, non era affatto necessario…
La dolcezza dei datterini e la sapidità delle olive formavano già da sole un equilibrio perfetto. E’ stato amore a prima forchettata!

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Testo e fotografia a cura di
Micol Uberti

Out of Office : l’inaspettata poesia di Torino

Se devo essere sincera, probabilmente non avrei mai pensato di dirlo: Torino sa essere speciale. L’ho sempre percepita come una città che per certi versi voleva un po’ imitare Milano e invece mi sono dovuta ricredere: ha una personalità tutta sua!

Le piazze del centro, i ponti sul Po, gli ampi portici che la distinguono, la Mole che sembra curiosamente un palazzo sprofondato nel terreno e di cui emerge solo la punta…
Ho trovato molti più spunti di bellezza di quanti me ne sarei aspettata. Ma del resto viaggiare è bello per questo: sai quello che lasci, ma non sai quello che trovi!

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Benvenuti a Torino

Certo non è una città che passa inosservata anche solo per sentito dire: è tra le più popolate d’Italia ed è conosciuta in tutto il mondo per essere la culla di un marchio di cui in questi giorni di parla moltissimo, FIAT.
Ci sarebbero altri mille motivi che potrei elencarvi, ma io sono qui perché voglio parlarvi di emozioni e non per sembrare una brutta copia di Wikipedia! E poi, la storia, viene fuori con prepotenza già dai suoi muri, dalle strade, dall’aria che si respira in centro!
Ci sono tanti scorci che mi hanno fatta fermare ed innamorare, a dispetto del tempo che stringeva, del temporale che minacciava di arrivare, della voglia di continuare a pedalare (eh sì, Torino me la sono girata in bicicletta!) per scoprire ancora qualcosa in più… Ci sono attimi che non ho voluto fotografare apposta, affidando loro il compito di farmi mentalmente da “puntina” per fermare un promemoria con scritto a lettere cubitali: TORNARE PRESTO QUI!

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Non perdetevi assolutamente…

Il Museo Nazionale del Cinema! Si trova all’interno della famosissima Mole Antonelliana, perciò già solo per questo non potete non visitarlo. Inoltre è un museo strutturato in maniera molto intelligente e adatto a tutti: i più appassionati potranno trovare innumerevoli informazioni che riguardano anche gli aspetti più tecnici della nascita e conseguente sviluppo di quest’arte. Per chi invece preferisce dedicare alle nozioni meno attengione e immergersi nella parte ludica e interattiva delle stanze dedicate ai set, è possibile comunque farsi un’idea generale della storia del cinema grazie agli highlights segnalati da una targhetta rossa qua e là vicino alle teche!
Io ci ero già stata un paio di volte, perciò mi sono concessa il lusso di saltare la parte della lettura e di correre a vedere la zona che vede esposti costumi, copioni, modellini… che meraviglia! Il cinema è davvero un mondo magico!

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Provate questo albergo!

Più che altro è un palazzzo che ospita più di 6 piani di splendidi appartamenti, arredati con gusto moderno e minimal ma in cui la parola d’ordine è accoglienza.
Benvenuti alle Duparc Contemporary Suites!
Si chiama così proprio perché situato di fianco al Parco del Valentino, tanto da poterlo raggiungere in 5 minuti a piedi. Nessun comfort manca qui, neppure la Spa in cui mi sono fatta coccolare con un massaggio rilassante che mi ha letteralmente fatta rinascere!
Il personale gentilissimo ha messo a disposizione anche le biciclette con le quali ho girato la città: scelta azzeccatissima perché mi ha permesso di raggiungere tutti i luoghi che volevo visitare e mi ha consentito di fermarmi a fare fotografie tutte le volte che qualcosa mi ispirava, senza il problema di dover cercare parcheggio o anche solo dover togliere il casco. La prima, giunta stanca da una giornata di lavoro a Milano e dal viaggio nel traffico subito dopo, ho cenato nel ristorante Duparc all’interno dell’albergo: delizie di ispirazione territoriale e non, sono state la degna conclusione di quella giornata piena di splendide emozioni! Duparc Contemporary Suites è senza dubbio il luogo ideale per alloggiare quando si è a Torino, sia per la comodità dell’essere vicini al centro sia per la pace che però regna in quel punto. Che la ragione del soggiorno sia una visita turistica o una trasferta di lavoro, questo albergo sa rispondere impeccabilmente e prontamente alle esigenze di entrambi!

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Andate a mangiare qui!

Io sono golosa e non me ne vergogno. Anzi, se mi si togliesse questo vizio non sarei più io! Così mi piace scoprire posticini dove andare a mangiare, magari con il valore aggiunto di godersi contemporaneamente le bellezze architettoniche della città in cui mi trovo!

Se quello che cercate è un posto speciale dove sognare e mangiare buon cibo, senza dubbio da Bomaki lo troverete: situato sul lungo Po, a pochi centimetri dall’acqua del fiume che scorre pigramente passando sotto i ponti che si vedono in lontananza, qui si respira aria di Brasile e si mangia con le bacchette del Giappone. Colori, sapori ed atmosfera sono una combinazione perfetta che vi farà finalmente pensare che una cena può durare tranquillamente più di due ore. E sapete perché? Perché vi sentite a vostro agio. Ve lo posso assicurare, la gentilezza del personale e i loro consigli vi faranno ritrovare in una condizione di totale relax che non avreste pensato.
E se non siete degli amanti del sushi non fatevi scoraggiare! Io ho provato anche le tortilla con picanha tagliata a strisce e vi posso dire che è altrettanto squisita.
Cosa vi consiglio di mangiare: gli uramaki di Cobia, un pesce ancora poco diffuso e dal sapore delicato.
Cosa vi consiglio di bere: il loro gin tonic con tonica ai fiori di ibisco. Buono e profumatissimo!
Dove vi consiglio di parcheggiare: loro si trovano in una zona pedonale non accessibile in macchina perciò vi conviene cercare posteggio in via Maria Vittoria, appena sopra!

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Adoro i posti in cui ti senti in famiglia. Che poi… io non sono certo figlia di grandi mangiatori di polpette purtroppo, ma in un mondo ideale le si proporrebbe anche a colazione, per me!
Mi sono sempre piaciute moltissimo e crescendo non è cambiato l’amore che provo per questi piccoli gioielli culinari. Da Polpetteria Norma troviamo 3 categorie principali: quelle di carne rossa, quelle di magro e quelle di pesce. A queste si aggiunge poi una lista di dolci breve ma veramente ben fatta.
Non potevo non assaggiare quelle di vitello con salsa tonnata… e non potevo non assaggiare quelle di pesce… e non potevo non assaggiare quelle con sugo… ok, insomma, le ho passate a rassegna praticamente tutte, ad eccezione delle polpette con melanzane alle quali sono tristemente allergica (che però mi dicono essere deliziose). Ma quello che mi ha fatto innamorare è stato lo spaghettone alla Lilli e il Vagabondo: le polpette con gli spaghetti sono la fine del mondo e i loro sono ricchi di sugo corposo che ti costringe a fare scarpetta alla fine. Non si può proprio non fare altrimenti.
Cosa vi consiglio di mangiare: scegliere è difficile, perciò meglio non farlo. Con la loro formula di degustazione avrete una selezione di 3 polpette per tipo!
Cosa vi consiglio di bere: una deliziosa, fresca e rigenerante Baladin stout aromatizzata con pepe.
Dove vi consiglio di parcheggiare: ci troviamo proprio di fronte alla facoltà di Giornalismo e vicino a stradoni in cui non sarà difficile lasciare la macchina.

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  • Poormanger via Maria Vittoria, 36/B e via Palazzo di Città, 26/B (TO)

Estimatori delle patate, unitevi! Avete trovato un posto dedicato proprio a voi! Buone, morbidissime e soprattutto super ripiene, da Poormanger le patate sono il piatto principale e vengono arricchite con gli ingredienti più svariati. Non ci sono solo quelle che trovate in carta ma anche quelle in limited edition della settimana e quelle del mese. Io ne ho provata una con salmone marinato da leccarsi i baffi.
Tra le due location, quella più romantica è sicuramente quella nuova che si trova in via Palazzo di Città, il luogo ideale dove fermarsi all’ombra ristoratrice dei portici dopo una passeggiata nelle vie storiche di Torino oppure un giro in bicicletta, proprio come ho fatto io. Il nome azzeccatissimo parla di cucina povera ma vi assicuro che i sapori che troverete qui, sono tutt’altro che poveri!
Cosa vi consiglio di mangiare: non parliamo di patate qui, perché quelle è impossibile che non attirino qualcuno già di per sé. Vi consiglio allora di mangiare senza dubbio la crumble con pesche a fine pasto. Ah se solo potessi averne una fetta ora…
Cosa vi consiglio di bere: le birre artigianali che spillano al momento, che domande!
Dove vi consiglio di parcheggiare: per quanto riguarda via Maria Vittoria, come vi dicevo prima non c’è problema di trovare un buco per la macchina. Per quanto riguarda Palazzo di Città, invece, potrete trovarne di numerosi al di fuori della zona storica, ma il mio suggerimento rimane quello di godervi due passi, perché le emozioni che vi restituirà questa esperienza sono davvero impagabili!

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Ci vediamo prestissimo, ma dove non lo so… 😉

Testo a cura di Micol Uberti
Fotografia portrait a cura di Franca Bergamaschi
Food photography & fotografia d’ambiente a cura di Micol Uberti

Pranzo gourmet con Quomi : penne di lenticchie rosse con ragù di pollo.

Cucinare mi piace.
Mangiare mi piace.
Che novità, eh? In effetti è un aggancio un po’ scontato per iniziare un articolo!
Quello che non sapete (forse) è che mi piace anche vivere nel mio mondo ideale in cui io rimango spalmata sul divano, per quel poco tempo che posso farlo, e tutto ciò che desidero giunge a me in uno schioccar di dita.
Troppo facile, un sogno un po’ snob! E invece no.
Cosa c’entrano queste tre premesse da sole? C’entrano, perché sono ciò che mi ha fatto scegliere il mio pranzetto di oggi.

Quomi, gli ingredienti direttamente a casa tua

La comodità è una gran cosa e spesso il cibo pronto è un grosso aiuto, ma dobbiamo anche ammettere che toglie al momento del pasto una peculiarità fondamentale: il momento creativo del preparare il piatto.
Non vi è mai capitato di sperimentare aggiungendo una spezia in più, di assaggiare un impasto intingendo il dito nella ciotola, di godere del profumo che riempie casa durante la cottura di un sugo? Sono tutte emozioni che si perdono nel caso di un piatto pronto e, sinceramente, io faccio veramente fatica a rinunciarci.
Quomi è la soluzione ideale per me: dopo aver selezionato la ricetta dal loro sito internet, in pochi e rapidi passaggi è possibile ordinare tutto l’occorrente necessario per poterla preparare direttamente a casa propria. Et voilà!
Riceveremo tutto l’occorrente, con tanto di indicazioni precise per ottenere il migliore risultato.

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Solo ingredienti di prima qualità

Ciò che si trova nella confezione Quomi è una vera e propria ricetta gourmet non solo per quella che sarà la pietanza finale, gustosissima e particolare, ma anche e soprattutto per gli ingredienti di prima qualità, come ad esempio il macinato di pollo Fileni con cui ho preparato il ragù per condire le penne di lenticchie rosse.
Una vera delizia ed una garanzia anche!

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La ricetta: un gioco da ragazze… super impegnate!

Seguire gli step per creare la ricetta selezionata a casa è davvero semplice e non richiede mai troppo tempo.
I consigli degli chef Quomi, infatti, sono pensati proprio per far risparmiare ogni minuto e incastrano alla perfezione i vari passaggi.
Loro lo sanno che noi, ragazze super impegnate, non conosciamo modo migliore se non il cibo per premiarci dopo una fitta giornata di impegni..
Per preparare le mie penne di lenticchie rosse con ragù di pollo, ho impiegato appena 25′!

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Aggiungi un posto a tavola!

E se non foste da sole a tavola?
Non penserete forse che la ricetta è solo una persona!
Quomi è dell’idea, come me, che il momento del pranzo o della cena vada necessariamente condiviso: mangiare è un piacere che va di pari passo con il concetto di convivialità!
Tutti gli ingredienti contenuti nella box sono per 4 persone massimo.
In caso di amiche del cuore che piombano a casa senza troppo preavviso!

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Testo e fotografia a cura di
Micol Uberti

 

Fertuna Collins, il sapore del mio weekend

Ma ci avete fatto caso che la parola “Venerdì” inizia proprio con una lettera che somiglia tanto a una coppa da drink?
Questo mi fa pensare subito alle serate che rallentano il ritmo, al cocktail che non assume più il ruolo di compagno di appuntamenti di lavoro ma diventa un mezzo per rilassarsi, per distendere i muscoli e tirare un sospiro di sollievo.
Perché la settimana è finita ed è tempo di brindare ai successi ottenuti.

L’importante è l’equilibrio

In tutto, ma soprattutto nella preparazione dei drink. Basta sbilanciarsi con proporzioni azzardate e cambia completamente il sapore, non si gode appieno del modo in cui aromi si abbracciano! Per ottenere un Fertuna Collins morbido, che accompagna il palato nell’esperienza della bevuta e non disturba con faticosi picchi di amarezza o acidità, è necessario rispettare le dosi:

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Il weekend in un bicchiere

Gioioso, caldo, avvolgente: bisogna proprio dirlo, questo cocktail riassume tutte le caratteristiche del weekend.
E’ ristoratore, ma non lascia il tempo di annoiarsi!
Il protagonista rimane comunque il vermouth, che con il suo meraviglioso tono rosso rubino e le profumatissime note di erbe aromatiche si rende seducente e ammaliante tanto agli amanti dei sapori più decisi quanto a coloro che cercano dolcezza.
Un vero dispetto a sé stessi, non provarlo!

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Testo e fotografia a cura di
Micol Uberti