Fare foto dall’alto: sicuri che sia sempre la scelta migliore?

Sicuramente è la scelta più comoda, questo lo capisco.
Realizzare uno scatto flat lay, ovvero appunto con ripresa zenitale, è pratico e veloce.
L’aspetto più comodo è sicuramente che si può disporre rapidamente gli elementi sul set e vederli velocemente per come appariranno nello scatto finale…
Ma davvero fare foto dall’altro è sempre la scelta migliore in termini di riuscita e di comunicazione?
In effetti la risposta è: no, non sempre il flat lay sa esaltare adeguatamente il soggetto.
Quali sono allora tre aspetti importanti di cui tenere conto quando si scaglie da quale prospettiva riprendere un soggetto?
Lo vediamo subito insieme nell’articolo qui sotto!

L’ALTEZZA DEGLI ELEMENTI

Scatto realizzato per Arance Poggio Pizzuto – gennaio 2021

Quando il set è composto da oggetti ed elementi che hanno più o meno tutti la stessa altezza, il flat lay sarà una scelta molto più gestibile per diversi motivi.
Sarà più facile avere una messa a fuoco più omogenea, innanzitutto, perché il piano focale sarà composto da più o meno tutto ciò che stiamo riprendendo.
Lo svantaggio? Avere una foto un po’ più piatta: conviene perciò giocare con luci trasversali che creino una minima presenza di ombre che delineano la tridimensionalità dei soggetti e che ne definiscano visivamente i contorni.
Sarà inoltre comodo realizzare una foto dall’alto qualora volessimo dare uguale importanza a tutto ciò che è presente nella foto.
Inoltre, più bassi e tendente all’orizzontale saranno gli elementi in foto, minore sarà la possibile aberrazione di prospettiva data dall’obiettivo.
Avete presente quando fotografate dall’alto un calice di vino e 9 volte su 10 appare come se fosse storto verso il margine esterno della foto? Ecco, sto parlando proprio di quel tipo di aberrazione!

LA GEOMETRIA E IL VOLUME DEL SOGGETTO PRINCIPALE

Scatto da un set realizzato per MD supermercati settembre 2021

Quando il nostro soggetto ha una geometria che, a differenza di quanto dicevamo poco fa, non tende all’orizzontale ed ha invece profondità e volume (la frusta da cucina non è piatta, giusto?) allora sarà bene valutare quale prospettiva adottare per risaltarne le forme.
Appiattire un oggetto utilizzando un punto di ripresa errato gli fa un torto… ma lo fa anche a tutta la foto, che di conseguenza perde di profondità e di impatto!
Nella foto proposta il mio obiettivo era focalizzare l’attenzione dell’osservatore sulla parte della frusta in cui era rimasta della ricotta: la scelta migliore è stata quindi una ripresa a 45° rispetto al piano d’appoggio, che mi ha permesso al tempo stesso di far percepire anche la lunghezza del manico e la verticalità della frusta.
Volete un altro esempio? Super felice di darvelo!

Scatto realizzato presso Costa Paradiso, b&b a Sulzano (BS) – luglio 2021

Stacchiamoci un po’ dal mondo del food, almeno per un attimo!
Prendiamo in considerazione questo scatto realizzato in un adorabile bed & breakfast in Franciacorta, un luogo incantato e nascosto dove ogni minimo dettaglio è curato con amore e gusto.
Scorgere questi due annaffiatoi tra i rami di ulivo e le ortensie mi ha fatto impazzire, ha subito catturato la mia attenzione ed è stato un attimo volerli immortalare.
Sono degli oggetti la cui forma si percepisce più distintamente sull’asse verticale, giusto?
Allora la scelta più idonea è stata semplice: fotografarli riprendendoli di lato ha messo in risalto questa caratteristica. Questo principio vale per qualsiasi tipo di soggetto: una persona in piedi, il calice di vino di cui parlavamo poco fa, un viale con i lampioni… Le geometrie degli oggetti ci suggeriscono già come fotografarli, basta prestare attenzione!

PUNTI LUCE, RIFLESSI E TRASPARENZA

Scatto realizzato per Il Cibo secondo Micol – novembre 2020

Sembrano tante cose insieme ma in realtà si legano tra loro.
Valutare da dove proviene la luce e in che modo accarezza il soggetto è una condizione preliminare fondamentale per scegliere come fotografarlo.
Come abbiamo già visto nel primo punto, è grazie a questa che avremo più o meno profondità nello scatto! Se associamo una luce che proviene dall’alto a una ripresa flat lay, sarà tutto molto piatto…
Così come lo sarebbe una foto fatta da un’angolazione di 90 o 45 gradi ma con luce frontale!
Una luce diffusa e trasversale è preferibile in molti casi.
Nel caso della fotografia che vi propongo, la luce arriva da dietro al soggetto ed è molto morbida.
Non descrive ombre dure e regala dei bellissimi punti luce sulla superficie irregolare del cavolo nero, creando inoltre delle armoniose opacità contro le scaglie di cacio che rimangono leggermente trasparenti.
Riuscite ad immaginare in quali altre occasioni si può utilizzare questa strategia?

Spesso si pensa che “squadra che vince non si cambia” ma così facendo ci si perde una infinita gamma di possibilità che sono lì ad aspettarci, appena fuori dalla nostra comfort zone.
Perché se è vero che questo articolo è stato scritto da qualcuno che fa della fotografia una professione, è altrettanto vero che i suggerimenti che contiene sono dedicati a tutti e si possono applicare anche quando si vuol fare una foto con il proprio cellulare!
La differenza la fa la strategia di scatto, no?

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#FotoAssaggi – Ibrida Birra, buona come il pane di Milano

Ci sono tre motivi per i quali questa birra mi piace così tanto.
Il primo è che regala nuova vita a un bene di primaria importanza, come il pane, e abbatte gli sprechi. Il secondo è che è un progetto che nasce da menti creative giovani, 4 designer che si sono riuniti al Politecnico di Milano e hanno realizzato un sogno. Il terzo, che ve lo dico a fare? Il terzo è che Ibrida Birra è davvero buona come il pane!
La storia di questa incredibile idea nasce proprio tra le strade della mia città, la splendida Milano, dove a dispetto di una frenesia per cui ci apostrofano in tutto il mondo, c’è ancora una laboriosità più lenta e tradizionale: quella del pane che lievita nei locali dei fornai che popolano la città. Se pensiamo al cibo, nel senso più semplice, secolare e puro, non ci può venire in mente altro se non che il pane. La sua sacralità, le sue origini… Come abbiamo potuto per così lungo tempo darlo per scontato?
Akanksha, Elisa, Francesca e Simone non lo hanno fatto ed è proprio da questo piccola presa di coscienza, da questo piccolo barlume di speranza, che tutto ha iniziato, per Ibrida Birra.

Ibrida Birra è prodotta con il pane invenduto sul territorio di Milano
Ibrida Birra, buona come il pane

VALORI & OBIETTIVI

Sapete che in Italia, purtroppo, il 12% dello spreco alimentare riguarda proprio il pane? Sembra difficile da credere, se pensiamo che è un bene che non manca praticamente mai sulle nostre tavole… Eppure è così!
Per questo motivo Ibrida Birra di propone di far riflettere su questo punto, proponendo come soluzione quella di impiegare queste eccedenze nella produzione di birra: il pane sostituisce il 30% della quantità di malto che tradizionalmente viene impiegata.
Ibrida Birra si impegna a produrre birra di qualità utilizzando prodotti locali, a km 0, coinvolgendo attivamente i protagonisti del territorio milanese per promuovere l’attenzione agli aspetti sociali del grave problema dello spreco alimentare.
Un modo saggio e creativo di donare nuova vita a qualcosa che sarebbe andato perduto per sempre!

LA SELEZIONE

Se avete immaginato che il metodo di produzione implichi una possibilità limitata in termini di tipologie di birre, mi dispiace dirvi che siete fuori strada. Anzi, ora che ci penso bene non mi dispiace affatto! Ibrida Birra offre due Pale Ale – la Ibrida x I Quartieri e
la Ibrida x Miccone – e una Porter, la Ibrida x Chiaravalle.
Quest’ultima, ad esempio, è prodotta con il pane di segale invenduto del panificio Davide Longoni. La segale impiegata, è appunto coltivata nei campi di Chiaravalle! Mantiene il tipico sapore tostato delle Brown Porter.

Ibrida Birra nasce dall'idea di 4 giovani designer del Politecnico di Milano

Testo e fotografia
a cura di Micol Uberti

Abate Wine, il vino del lago di Garda con una storia da raccontare

L’attenzione sempre maggiore che il mondo dell’alimentazione pone sul vino, è un chiaro segnale di quanta importanza abbia nell’insieme di ciò che si propone a tavola.
Gli abbinamenti, i bouquet olfattivi, le note più delicate e ricercate di sapori…
La maggior parte di noi conosce davvero solo una piccola percentuale di tutto ciò che è il vino e se esistono corsi specializzati per saperlo “leggere” correttamente, è vero anche che costruirsi un palato più raffinato può essere anche frutto di una bevuta consapevole e concentrata del vino che portiamo a casa. Certo, purché questo vino sia di qualità, naturalmente! In questi giorni io sto scoprendo la selezione di Abate, azienda agricola situata appena a sud del lago di Garda.
Quest’anno, la loro realtà compie un secolo esatto di storia, e noi la festeggiamo degustando i loro Lugana e il loro Tiracollo.

LE TIPOLOGIE DI VINO

Pochi, ma molto buoni.
La selezione di Abate è composta da 3 tipologie di vino, di cui due bianchi ed un rosso. Tutti di altissima qualità.

  • Lugana DOC 2018 – è un vino la cui produzione è consentita solamente nella zona compresa tra Brescia e Verona e prende il nome proprio dalla località che si trova per l’appunto a sud del lago di Garda. Nei pressi si trova anche il Consorzio di Tutela del Lugana, un vino che ha moltissimo da raccontare. Per chi non lo conoscesse, stiamo parlando di un vino bianco, quello di Abate è fermo e ha un sapore delicato che lo rende un’ottima scelta per accostare piatti delicati, magari di pesce (ad esempio QUESTO) o anche per aperitivi estivi da godere al tramonto. Prezzo a bottiglia: 12€
  • Lugana DOC 2019 – Del tutto uguale per struttura al suo fratello maggiore di cui abbiamo appena parlato, questo vino è semplicemente più giovane. Le differenze di sapore sono minime, forse spiccano maggiormente le note floreali perché ha trascorso meno tempo in bottiglia tra il momento della produzione e quello del consumo. Si abbina piacevolmente a primi non troppo elaborati (vi suggerisco QUESTO) e va servito fresco ma non eccessivamente freddo. Prezzo a bottiglia: 10€
  • Tiracollo 2019 – Ecco il rosso della selezione Abate! Prodotto con Marzemino, Rebo (a sua volta frutto dell’incrocio tra Teroldego e Merlot) e il Groppello tipico del Benàco, regione territoriale del lago di Garda. Questo vino si appresta facilmente a completare il quadro di sapori che nascono da primi più ricchi, secondi piatti di carne rossa (vi consiglio di provarlo con QUESTO) e va servito a temperatura non superiore ai 18 gradi. Può essere consumato fino a 4 anni dopo l’imbottigliamento e le note di frutti di bosco rossi sono quelle più riconoscibili. Prezzo a bottiglia : 9€.

IL TERRITORIO DA CUI PROVENGONO

Comprendere il territorio di produzione di un vino, ci dice molto sulla sua identità. La composizione dei terreni, la presenza di determinati elementi, i fattori climatici… Tutto questo contribuisce alla struttura delle uve che vengono impiegate. Il risultato è determinato dalle caratteristiche dei vitigni, che si sommano a quelli appena elencati.
I terreni di produzione del vino Abate di estendono a sud del lago di Garda, in due punti differenti.
Le uve impiegate per la produzione del Lugana, infatti, crescono su un terreno più argilloso e calcaroso rispetto a quello che ospita i vigneti destinati al Tiracollo, che è ricco di limo e le argille che contiene sono più fini di quelle del primo.
Si tratta comunque di colline moreniche, in cui il microclima particolare che le caratterizza fa sì che gli inverni non siano eccessivamente freddi, assicurando quindi ai vitigni una crescita a una temperatura media di 15 gradi nell’arco dell’anno. La vite è una pianta molto sensibile a questo fattore!

UN REGALO PER SE’ E PER GLI ALTRI

Buono, bello nella presentazione, di qualità…
Cos’altro manca a questo vino per essere una vera e propria coccola per sé o per gli altri?
Nulla!
Anche le etichette che hanno scelto per le loro bottiglie sono degne di nota e ricche di significato.
Cosa c’è di più bello del fare a qualcuno un regalo che racconti qualcosa? La storia di Abate e del loro stemma la trovate qui.
Buona lettura!

Testo e fotografie
a cura di Micol Uberti

Vellutata di asparagi in pagnotta

E poi un bel giorno apri il laptop, guardi nell’archivio fotografico delle ricette che hai preparato durante il lockdown e scopri che ce n’è una mai pubblicata. Che peccato, era bella e gustosa! Così, anche se si parla di asparagi e ormai non è più tempo di vellutate per via del caldo, decido di proporvela ugualmente, così magari la salvate tra i vostri preferiti e si scopre che tra qualche mese proverete a riprodurla. Del resto, ammettetelo, quante ricette avete nel cassetto da tanto tempo e ancora non avete provato a realizzarle? Anche per me è così e questa vellutata di asparagi, ve lo giuro… Merita l’attesa che vi separa dal loro ritorno sul mercato!

INGREDIENTI NECESSARI PER 4 PERSONE

  • 600 g di asparagi freschi;
  • 1 dado da brodo vegetale;
  • 250 ml di panna da cucina;
  • 1 testa d’aglio;
  • 3 cucchiai d’olio e.v.o.;
  • 1 scalogno piccolo;
  • una pagnotta grande tipo pugliese oppure una pagnotta di piccole dimensioni per ciascun commensale;
  • qualche noce.
Mazzetto di asparagi freschi

PROCEDIMENTO PER LA PREPARAZIONE

  1. Come prima cosa, puliamo gli asparagi privandoli della parte più legnosa dei gambi. Li sciacquiamo accuratamente con acqua corrente e li tagliamo a metà per il lungo.
  2. Affettiamo lo scalogno, schiacciamo la testa d’aglio e li facciamo rosolare con l’olio in padella, a fiamma moderata. Quando saranno imbionditi, buttiamo anche gli asparagi e li facciamo saltare a fiamma media per qualche minuto.
  3. Facciamo scaldare un litro e mezzo di acqua con il dado sciolto in essa e appena raggiunge il bollore trasferiamo il contenuto della padella, abbassiamo la fiamma, copriamo con un coperchio e lasciamo sobbollire per circa 20 minuti.
  4. Spegniamo il fuoco, rimuoviamo la testa d’aglio e servendoci di un frullatore ad immersione, frulliamo accuratamente tutto.
  5. Aggiungiamo la panna da cucina, accendiamo nuovamente la fiamma al minimo e mescoliamo costantemente per 5 minuti.
  6. Copriamo con il coperchio e lasciare riposare mentre ci occupiamo del pane. Prendiamo la pagnotta e, con un coltello dentellato, tagliamo la calotta superiore. Asportiamo la mollica interna e con le dita appena appena unte d’olio, premiamo su quella che rimane attaccata alla crosta così da renderla più liscia e impermeabilizzarla con l’olio.
  7. Versiamo la vellutata, utilizzando un mestolo, all’interno del recipiente di pane e concludiamo l’impiattamento con qualche noce sbriciolata grossolanamente e un filo d’olio a crudo.

COME PRESENTARE IL PIATTO

Un’idea carina, semplice e bell’effetto è quella che ripropone nell’impiattamento stesso l’asparago per intero. Tenete da parte 2 o 3 metà per ciascun commensale e adagiatele al centro del letto di vellutata, sovrapponendole tra loro.

UNA BUONA ALTERNATIVA

Se l’idea che vi piace è quella della pagnotta, potete riproporla per servire una più estiva zuppa di pesce. Se invece avete voglia di verdure cremose, potete realizzare una ricetta del tutto simile con i peperoni, lasciandola raffreddare prima di servirla in ciotole colorate che riempiranno la vostra tavola di allegria!

Vellutata di asparagi servita in pagnotta e decorata con noci sgusciate

Testo e fotografie
a cura di Micol Uberti

Tagliatelle all’uovo con sugo rustico di pomodorini

Forse sarà un cliché tutto italiano, ma se mi dite la parola “estate” a me vengono in mente immediatamente due cose: i pomodorini rossi, maturi, succosi… e il profumo del basilico sulla terrazza dei miei genitori.
Qualche giorno fa ho fatto un giretto tra le bancarelle del mercato del mio paese e il mio occhio è stato subito ammaliato da un cesto di pomodorini Piccadilly che rubavano la scena a tutto ciò che avevano intorno.
Non ho potuto fare a meno di comprarli e mentre li portavo a casa già li immaginavo a far da condimento alle tagliatelle all’uovo che avevo in programma di fare la domenica, complice una bella manciata di foglie di basilico. Leggero, gustoso e pieno di allegria, questo piatto è una vera ode all’estate italana!

INGREDIENTI NECESSARI PER 4 PERSONE

  • 300 g farina di grano Senatore Cappelli (io ho utilizzato quella di Molino Rachello, fantastica!)
  • 3 uova medie (a temperatura ambiente)
  • un pizzico di sale
  • acqua in caso di necessità
    &
  • 500 g di pomodorini maturi
  • 1 spicchio di aglio fresco
  • 5 cucchiaio di olio e.v.o.
  • parmigiano reggiano o grana padano da grattugiare (facoltativo)
Tagliatelle all'uovo fatte in casa

PROCEDIMENTO PER LA PREPARAZIONE

  • Partiamo dalle tagliatelle: la prima cosa da fare è disporre a fontana la farina, su di una spianatoia oppure su un tavolo liscio. Al centro faremo una fossetta dentro cui adageremo le uova, sia tuorlo sia albume. E’ importante che le uova siano a temperatura ambiente, mi raccomando!
  • Sbattiamo le uova con una forchetta, incorporando gradualmente la farina e quando le uova saranno interamente mescolate a quest’ultima, lavoriamo l’impasto con le mani.
  • Potrebbe essere necessaria l’aggiunta di un filo d’acqua, purché sia minerale e a temperatura ambiente. Lavoriamo l’impasto delle tagliatelle con le mani per circa 10 minuti (sembra molto tempo ma vi garantisco che farà la differenza nel risultato!), lo raccogliamo in una palla e lo avvolgiamo con pellicola alimentare. Lo lasciamo riposare per 30 minuti e nel frattempo ci dedichiamo al sugo.
  • Sciacquiamo accuratamente i pomodorini con acqua corrente, li asciughiamo con un panno e li tagliamo in quattro (se sono grandi possiamo tagliarli anche in più parti, l’importante è che i tocchetti non siano troppo piccoli).
  • Mettiamo a scaldare anche abbondante acqua salata dentro cui cuoceremo a breve le tagliatelle appena preparate!
  • In un tegame, invece, scaldiamo l’olio insieme all’aglio precedente schiacciato e lo lasciamo rosolare. Quando sarà imbiondito, aggiungiamo i pomodorini. Per i primi 2 minuti, li facciamo saltare a fiamma media e poi abbassiamo il fuoco, copriamo con un coperchio e lasciamo cuocere per almeno 15 minuti, mescolandoli di tanto in tanto.
  • Torniamo alle tagliatelle: è ora di stendere la pasta a circa 0.8 mm! Potete utilizzare la macchina per la pasta oppure il mattarello, l’importante è che sia ben infarinata. Una volta ottenute le sfoglie, potete proseguire tagliandole in striscioline di circa 5 mm con un coltello, dopo aver arrotolato le sfoglie su loro stesse, oppure utilizzando la macchina per la pasta con i rulli appositi.
  • Lessiamo le tagliatelle per pochi minuti nell’acqua bollente, giusto il tempo perché vengano a galla (circa 3-4 minuti), preleviamo mezzo mestolo dall’acqua di cottura e la trasferiamo nel tegame con i pomodorini, alziamo la fiamma e lasciamo sobbollire senza coperchio.
  • Scoliamo le tagliatelle e le versiamo nel tegame del sugo, aggiungiamo le foglie di basilico dopo averle sciacquate e facciamo saltare il tutto a fiamma media per qualche minuto, fino a quando tutte le tagliatelle si saranno impregnate del sughetto dei pomodorini. Serviamo con un aggiuntivo filo d’olio a crudo e, se lo desiderate, con una spolverata di parmigiano grattugiato al momento.

COME PRESENTARE IL PIATTO

Le tagliatelle all’uovo fatte in casa e accompagnate con questo genere di sugo sono molto rustiche e tradizionali, meglio lasciar parlare la loro semplicità: servitele senza curare troppo l’impiattamento, abbiate solo l’accortezza di aggiungere un paio di foglie di basilico fresco ed il gioco è fatto!

UNA BUONA ALTERNATIVA

Parlare del ragù alla bolognese sarebbe quasi scontato e si perderebbe il senso estivo della ricetta. Potete però arricchire il sugo con delle olive taggiasche o delle olive Kalamata oppure preparare un misto di pomodorini e peperoni rossi e gialli per dare un gusto più deciso al piatto.

Tagliatelle con pomodorini e basilico

Testo e fotografie
a cura di Micol Uberti

#FotoAssaggi – Crostata velluto al cioccolato e fragole

Avete presente quelle coppie indissolubili, in cui una metà riesce a tirare fuori il meglio dell’altra? Oggi parleremo di una di loro.
E’ una bellissima storia d’amore, quella che vi farò assaggiare oggi qui.
Unisce una fragola e il cioccolato.

La prima, che seduce il secondo con le sue linee morbide, ammiccanti e che si fa notare per il suo colore infuocato di passione.
Il cioccolato, dal canto suo, che lascia trasparire dolcezza da quel suo aspetto austero… tutto d’un pezzo.

Va bene, ho capito!
Siete qui per leggere la ricetta di questa torta che vi ha fatto venire l’acquolina in bocca subito, appena avete visto la foto di anteprima che compare sotto al titolo. Vi capisco, cosa pensate?!
Volevo solo trasportarvi un po’ nel mio mondo, non ho mai nascosto che vedo un po’ di amore ovunque… ma forse non ne avete neppure bisogno per farvi convincere dell’eccezionalità di questa ricetta!
E allora su, forza, prepariamoci a impastare.

Crostata con ganache vellutata al cioccolato e fragole fresche

Crostata con ganache di cioccolato e fragole fresche

Ingredienti per la frolla (teglia da 26 cm):

  • 250 g farina tipo 00;
  • 125 g burro (temperatura ambiente);
  • 125 g zucchero semolato;
  • 1 uovo + 1 tuorlo (temperatura ambiente);
  • 1 cucchiaino di lievito per dolci.

Ingredienti per la ganache al cioccolato:

  • 100 g cioccolato al latte;
  • 50 g cacao amaro in polvere;
  • 150 ml panna fresca liquida;
  • 200 g fragole fresche.

Come procedere per la frolla:

  1. In una capiente ciotola in vetro, setacciate la farina, il cucchiaino di lievito ed aggiungete lo zucchero. Con l’aiuto di una forchetta, mescolate bene tutto per rendere la miscela omogenea.
  2. Al centro degli ingredienti solidi versate l’uovo, il tuorlo, il burro tagliato a tocchetti e cominciate a lavorare l’impasto pizzicandolo con la punta delle dita.
  3. La frolla sarà pronta quando gli ingredienti saranno ben incorporati tra loro ma la consistenza sarà sabbiosa: per questo motivo è importante non lavorarlo troppo, altrimenti il burro si scalderà eccessivamente. Per scongiurare questo rischio, vi suggerisco di tenere le mani sotto l’acqua fredda corrente per qualche secondo, prima di dedicarvi all’impasto.
  4. Raccogliete la frolla in un panetto o in una palla, avvolgetelo accuratamente in un foglio di pellicola e fate riposare in frigo per circa 2h.
  5. Passato questo tempo, trasferite la frolla su di una spianatoia abbondantemente infarinata e con l’ausilio di un mattarello stendetela fino a ottenere una sfoglia di 3 o 4 mm di altezza.
  6. Foderate la teglia da crostate, precedentemente imburrata, e bucherellate il fondo. Riponete in frigo per 20 minuti e riscaldate il forno ventilato a 180° durante l’attesa. Riprendete la frolla, posizionatevi sopra un foglio di carta forno, versate le sferette da cottura o dei legumi secchi e fate cuocere per 20′.
    Estraete del forno, rimuovete la carta forno e i pesi e infornate nuovamente per 10′.
    Lasciate raffreddare fuori dal forno, in un luogo asciutto.

Come procedere per la ganache al cioccolato:

  1. Tritate a coltello il cioccolato e riponetelo in un’ampia ciotola in ceramica.
  2. Versate la panna in un pentolino e scaldate a fuoco basso fino ad avvicinarvi al punto di bollore. A questo punto, togliete dal fuoco e versate a filo sul cioccolato tritato, mescolando da subito con una frusta da pasticcere.
  3. Continuando a mescolare, aggiungete il cacao in polvere setacciandolo. Proseguite a mescolare fin quando i componenti non saranno ben uniti a creare una crema omogenea.
    Lasciate raffreddare mescolando di tanto in tanto.
  4. Sciacquate le fragole, privatele delle foglioline e tagliatela a tocchetti.
    Versatele in un piatto fondo e aggiungete 1 cucchiaio abbondante di zucchero.
  5. Quando avrà preso più densità la consistenza della ganache, versatela nel guscio di frolla e decorate a piacere con le fragole.
    Voilà! Semplice, originale, bello e buono!

Volete dare alla vostra crostata un aspetto curato ma volete disporre le fragole in maniera artistica? In questo caso, è importante che siano distribuite equamente su tutta la torta, perché sono un elemento fondamentale che non ha solo una funzione estetica. Questo significa che dovrete calcolare che ogni fetta dovrà contenerne.
Potete disporle al centro, come ho fatto io, oppure seguire il contorno della crostata creando quindi una corona sulla ganache!
Entrambe le idee mi piacciono moltissimo.
Volete anche scattare una foto da mostrare ai vostri amici?
Ottima idea!
La ripresa dall’alto è sicuramente la soluzione più semplice ed efficace: è così bella che non servirà aggiungere elementi per creare un set!

Crostata con fragole fresche, vista dall'alto
Crostata con cioccolato e fragole fresche esempio di impiattamento


Testo, ricetta, styling e fotografia
a cura di
 Micol Uberti
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Le meringhe della domenica di una volta

Ma voi vi ricordate quando, una volta, si andava a messa e poi uscendo si passava nel bar con pasticceria vicino alla chiesa e si prendeva una bella meringa da mangiare? Quelle che fuori sono perfettamente croccanti ma dentro hanno un cuore ancora un po’ morbido… Certo, le meringhe che compravo io erano enormi. Però la consistenza la si può ottenere anche con la loro versione più piccola e con un forno casalingo! Anche mia mamma dice che faceva lo stesso, quando era bambina, perciò ho il sospetto che almeno uno di voi si rivedrà in questo racconto… Ma perché rivedersi e basta, quando si può anche passare all’azione e prepararle subito?

Del capitolo meringhe ne avevamo già parlato qualche mese fa, quando mi ero dilungata a raccontarvi i segreti per farle venire perfette in QUESTO articolo… Oggi però, fermo restando che quelle regole sono sempre valide, le prepareremo con un metodo diverso, che ritengo più congeniale al voler ottenere delle meringhe strutturate e con un bel ciuffettino sulla sommità.
Perché, bisogna ammetterlo, in questi dolcetti così semplici è soprattutto l’occhio a tradirci e ingolosirci!

Meringhe francesi perfette

Dosi per circa 24 meringhe di medie dimensioni:

  • 100 g albumi a temperatura ambiente e perfettamente privi di tuorlo;
  • 100 g di zucchero extra fine (consiglio Zefiro);
  • 100 g di zucchero a velo;

Come procedere:

  1. Dopo aver sgrassato perfettamente tutto il materiale che andremo ad utilizzare, come primo passo setacciamo le due farine all’interno di una sola ciotola e mescoliamo con una forchetta per amalgamare bene i due ingredienti.
  2. Versiamo metà di questo zucchero in una ciotola ampia e capiente, insieme agli albumi li montiamo a neve fermissima (se usate il frullino elettrico, armatevi di un po’ di pazienza perché potrebbe volerci anche un quarto d’ora di tempo).
  3. Una volta raggiunta la corretta consistenza, smettiamo di sbattere gli albumi e aggiungiamo gradualmente il restante zucchero, incorporandolo di volta in volta con una spatola in silicone.
  4. Foderiamo di carta forno una leccarda, trasferiamo l’impasto della meringa in una sac-à-poche con punta a stella e formiamo le nostre meringhe. Se la consistenza è perfetta, non c’è rischio che si gonfino o si lascino andare durante l’asciugatura in forno, perciò non preoccupatevi di formarle troppo distanziate tra loro! Ricordatevi solo di assicurarvi lo spazio di manovra adeguato per poterle staccare dalla carta forno senza danneggiare le altre.
  5. Infornate in forno ventilato preriscaldato a 100° e fate asciugare con lo sportello leggermente socchiuso (infilateci il manico di un cucchiaio di legno!) per circa 2h e mezzo circa. Per verificare che siano pronte, sarà sufficiente toccarle con delicatezza e giudicare se si rimuovono con facilità dalla carta forno: se questo non avviene, necessitano di rimanere ancora un po’ in forno.

Avete fatto così tante meringhe che avete dovuto utilizzare non una ma ben 2 leccarde?
E’ capitato anche a me, allora vi suggerisco un consiglio per la fase in forno. Per far sì che si asciughino correttamente e tutte allo stesso modo, invertite la posizione delle placche in forno ogni mezz’ora.
Se invece il vostro problema è capire se l’impasto è abbastanza sodo, a mio parere il metodo più efficace è quello di capovolgere la ciotola e vedere se la meringa non si muove! Non abbiate paura, non rischiate di imbrattare la cucina, in ogni caso è un impasto denso quindi se non è pronta ve ne accorgereste prima del misfatto.


Testo, ricetta, styling e fotografia
a cura di
 Micol Uberti
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Crostata esotica cocco e kiwi

Mai come ora vorremmo essere al mare, vero?
Vorremmo prendere il primo aereo disponibile e atterrare su un’isola lontana, ballare sulla spiaggia al tramonto con un cocktail in mano, o anche solo passeggiare sul bagnasciuga con l’acqua del mare che accarezza i piedi.
C’è un modo per cercare di avvicinarsi quanto più possibile a quella sensazione e come sempre la risposta è nel cibo!
La crostata che vi propongo oggi ha un delizioso guscio di frolla al cocco e una crema pasticcera avvolgente al kiwi.
Come direbbe Merlino: “Honolulu, arrivo!”!

Fin da bambina ho sempre amato i kiwi: lasciar maturare gli ultimi di fine maggio al sole, tagliarli a metà e scavarli con il cucchiaino a fine pasto sul balcone, mentre l’estate cominciava a dettare ritmi pigri e stringere gli occhi per la troppa luce metteva ancora più sonno. Certo, poi ricordo anche quando li mangiavo a merenda dai miei nonni, in inverno, quando erano più sodi e meno dolci. Insomma, così come il cocco ha segnato la mia infanzia, anche i kiwi hanno avuto la loro parte. Questa crostata è una coccola che ho voluto fare a me stessa, per tornare a quegli anni.

Crostata esotica con guscio al cocco e crema pasticcera al kiwi

Ingredienti per la frolla (teglia da 26 cm):

  • 80 g di farina di cocco;
  • 170 g di farina tipo 00;
  • 125 g di burro (temperatura ambiente);
  • 100 g di zucchero semolato;
  • 1 uovo + 1 tuorlo (temperatura ambiente);
  • 1 cucchiaino scarso di lievito per dolci.

Ingredienti per la crema pasticcera al kiwi;

  • 2 kiwi verdi maturi;
  • 1 uovo (a temperatura ambiente);
  • 250 ml di latte intero (a temperatura ambiente);
  • 5 cucchiai di zucchero semolato;
  • 1 cucchiaio di farina 00 oppure 1 cucchiaio di maizena.

Come procedere per la frolla:

  1. In una capiente ciotola in vetro, setacciate la farina, il cocco grattugiato, il cucchiaino di lievito ed aggiungete lo zucchero. Con l’aiuto di una forchetta, mescolate bene tutto per rendere la miscela omogenea.
  2. Al centro degli ingredienti solidi versate l’uovo, il tuorlo, il burro tagliato a tocchetti e cominciate a lavorare l’impasto pizzicandolo con la punta delle dita.
  3. La frolla sarà pronta quando gli ingredienti saranno ben incorporati tra loro ma la consistenza sarà sabbiosa: per questo motivo è importante non lavorarlo troppo, altrimenti il burro si scalderà eccessivamente. Per scongiurare questo rischio, vi suggerisco di tenere le mani sotto l’acqua fredda corrente per qualche secondo, prima di dedicarvi all’impasto.
  4. Raccogliete la frolla in un panetto o in una palla, avvolgetelo accuratamente in un foglio di pellicola e fate riposare in frigo per circa 2h.
  5. Passato questo tempo, trasferite la frolla su di una spianatoia abbondantemente infarinata e con l’ausilio di un mattarello stendetela fino a ottenere una sfoglia di 3 o 4 mm di altezza.
  6. Foderate la teglia da crostate, precedentemente imburrata, e bucherellate il fondo. Posizionatevi sopra un foglio di carta forno, versate le sferette da cottura o dei legumi secchi e fate cuocere per 20′.
    Estraete del forno, rimuovete la carta forno e i pesi e infornate nuovamente per 10′.
    Lasciate raffreddare fuori dal forno, in un luogo asciutto.

Come procedere per la crema pasticcera al kiwi:

  1. Sbucciate i kiwi e tagliateli a pezzetti piccoli, eliminando la parte centrale più legnosa.
  2. Trasferire i kiwi in un pentolino, aggiungere 2 cucchiai di zucchero e cuocere, mescolando costantemente per evitare che si attacchino al fondo del pentolino.
  3. Quando saranno ammorbiditi, versateli nella brocca del frullatore, riduceteli in purea e trasferiteli nuovamente nel pentolino.
  4. Aggiungere il latte e scaldare il composto, spegnendo il fuoco appena raggiunto il punto di ebollizione.
  5. Lavorare zucchero e l’uovo in una ciotola, utilizzando una frusta manuale, fino ad ottenere un composto schiumoso. Versatelo nel pentolino e aggiungere la farina (o la maizena).
  6. Mescolate il composto lasciandolo cuocere a fiamma bassa e spegnete solo quando si sarà rappreso. Trasferitelo nuovamente in una ciotola e lasciatelo raffreddare completamente mescolandolo con la frusta per evitare che si formino grumi durante questa fase.
  7. Versarlo sul guscio di frolla al cocco e decorare a piacere.
    Voilà! Semplice, originale, bello e buono!

Per la decorazione, potete intagliare alcune fette di kiwi con dei tagliabiscotti dalle forme più disparate! Un tocco di colore in più può essere conferito da pepite di pepe rosa, fiori eduli e fettine di lime fresco.


Testo, ricetta, styling e fotografia
a cura di
 Micol Uberti
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Avocado Toast all’italiana

Un omaggio alla nostra terra, ai tramonti splendidi e pieni di riflessi ramati che ci regala il sole in questi giorni, alla voglia di tornare a fare aperitivi tutti insieme! Ho fatto un salto dall’altra parte del mondo e con la mente mi sono catapultata nella splendida Sidney, dove l’avocado toast nasce nel 1993. Poi sono tornata qui, passando per la mia adorata Sicilia ho raccolto un limone e ho ripreso il mio cammino virtuale, facendo tappa nella ridente Emilia-Romagna, simbolo di accoglienza, dove ho rubato del crudo di Parma e del parmigiano reggiano. Ecco la storia di un semplice apricena che fa il viaggio del mondo in un momento in cui bisogna rimanere nelle proprie case!

L’avocado toast è una preparazione che suscita sempre grande curiosità (e fame, naturalmente): equilibrato, saporito, ci sono tante versioni e arriva da lontano, da una terra che profuma di salsedine, di libertà, di grandi sogni!
Eppure racchiude in sé ingredienti che arrivano dagli angoli più disparati del pianeta, se consideriamo che l’avocado ha origini messicane e la versione classica lo vuole preparato con il lime, che arriva dall’India.
Quella che vi propongo io è un’alternativa decisamente italianizzata a cui so che non riuscirete a dire di no. Perché?
Perché è semplicemente deliziosa, equilibrata e mette allegria!

Avocado Toast con prosciutto crudo di Parma, limoni biologici siciliani e Parmigiano Reggiano

Ingredienti per 4 avocado toast:

  • 4 fette di pane di segale;
  • 1 avocado Hass grande e maturo;
  • mezzo limone biologico di Sicilia;
  • un pizzico di pepe nero macinato;
  • 8 fette di prosciutto crudo di Parma tagliato non troppo fine;
  • 100 g Parmigiano Reggiano.

Procedimento:

  1. Tagliate a metà l’avocado, rimuovete il nocciolo ed estraete la polpa con l’aiuto di un cucchiaino. Riponete la polpa in una ciotola di vetro e schiacciatela con una forchetta fino ad ottenere un composto cremoso ma grossolano.
  2. Tagliate a metà il limone, punzecchiate il suo interno e spremetene una metà sulla polpa di avocado. Mescolate abbondantemente con la forchetta e aggiungete il pizzico di pepe nero macinato. Mettete da parte.
  3. Con l’apposito tagliagrana, riducete il Parmigiano in pepite.
  4. Suddividete la crema di avocado sulle fette di pane di segale e spalmateli con un cucchiaio dalla punta larga, fino a ricoprirne quasi tutta la superificie.
  5. Adagiate 2 fette di prosciutto crudo su ciascun toast e aggiungete quindi le pepite di grana.
  6. Decorate con dei quarti di fettine di limone ricavati dalla metà intatta e servite! Bon appetit!

Come riconoscere se un avocado è maturo? Dipende dalla varietà, ma quella che abbiamo utilizzato per questa ricetta è la più pregiata e quando è maturo ha la buccia che assume un bellissimo colore viola scuro.
Se siete ancora dubbiosi (metodo valido per qualsiasi varietà) potete esercitare una delicata pressione sul frutto e osservare come reagisce: un frutto maturo si ammaccherà leggermente, uno acerbo opporrà resistenza ed uno troppo maturo si ammaccherà eccessivamente.


Testo, ricetta, styling e fotografia
a cura di
 Micol Uberti
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Biscotti coniglietto per Pasqua

Sapete qual è la cosa che più amo di ciò che faccio?
Ispirarvi.
Quando qualcuno di voi mi scrive per dirmi che ha preparato una ricetta o realizzato uno scatto perché ha trovato ispirazione in me, io sento di camminare ad un metro e mezzo da terra.
In questo periodo ancora di più!
Oggi voglio provare a giocare ancora con la vostra fantasia, proponendovi dei biscotti carinissimi e che sono certa non verranno apprezzati solamente dai più piccoli… Ecco qui i coniglietti di Pasqua!

Questa è una ricetta divertente che strizza l’occhio anche all’anti-spreco.
Perché? Perché ho realizzato i coniglietti con la frolla avanzata dalla crostata con crema pasticcera alle arance rosse che vi ho presentato due settimane fa… e che avete amato e rifatto in tanti (grazie di cuore!).
Certo, se vorrete un bel po’ di coniglietti, vi converrà prepararne un panetto nuovo… E allora mettiamoci all’opera per preparare questi dolcissimi biscotti pasquali!

Bisconiglietti di Pasqua al cacao, con cocco, mandorle e meringa

Biscotti a forma di coniglietto per Pasqua

Ingredienti per la frolla al cacao:

  • 250g di farina 00;
  • 30g di cacao amaro in polvere;
  • 100g di zucchero semolato;
  • 125g di burro senza lattosio (temperatura ambiente);
  • 1 uovo intero medio + 1 tuorlo (temperatura ambiente);
  • 1 cucchiaino di lievito per dolci vanigliato.

Ingredienti per la decorazione:

  • cocco rapé;
  • 2 mandorle sgusciate per ciascun biscotto;
  • 1 piccola meringa da caffè per ciascun biscotto;
  • crema spalmabile alle nocciole.

Come procedere:

  1. In una capiente ciotola in vetro, setacciate la farina, il cacao in polvere, il cucchiaino di lievito ed aggiungete lo zucchero. Con l’aiuto di una forchetta, mescolate bene tutto per rendere la miscela omogenea.
  2. Al centro degli ingredienti solidi versate l’uovo, il tuorlo, il burro tagliato a tocchetti e cominciate a lavorare l’impasto pizzicandolo con la punta delle dita.
  3. La frolla sarà pronta quando gli ingredienti saranno ben incorporati tra loro ma la consistenza sarà sabbiosa: per questo motivo è importante non lavorarlo troppo, altrimenti il burro si scalderà eccessivamente. Per scongiurare questo rischio, vi suggerisco di tenere le mani sotto l’acqua fredda corrente per qualche secondo, prima di dedicarvi all’impasto.
  4. Raccogliete la frolla in un panetto o in una palla, avvolgetelo accuratamente in un foglio di pellicola e fate riposare in frigo per circa 2h.
  5. Passato questo tempo, trasferite la frolla su di una spianatoia abbondantemente infarinata e con l’ausilio di un mattarello stendetela fino a ottenere una sfoglia di 3 o 4 mm di altezza.
  6. Foderate una leccarda e stendetevi sopra la sfoglia di frolla.
    Intagliate i coniglietti con l’apposito taglia biscotti (se non lo avete, potete armarmi di un po’ di pazienza e procedere a mano libera oppure ricavare delle sagome a farfalla, più geometriche e semplici).
    Decorate ciascun coniglietto con le mandorle al centro delle orecchie, premendo leggermente per infossarle, il cocco rapé sulla parte del corpo e lasciando scoperta la parte del batuffolo della coda.
  7. Cuocete in forno statico preriscaldato a 170° per 12-13 minuti posizionando la leccarda a metà altezza all’interno del forno. Una volta terminata la cottura, trasferite i biscotti su una griglia di raffreddamento e lasciate riposare per mezz’ora.
  8. Una volta raffreddati completamente, potete procedere ad attaccare le meringhette sulla coda.
  9. Con l’aiuto di uno stuzzicadenti, sporcate la zona della coda con un po’ di crema alle nocciole, giusto quel tanto che basta per far da collante.
  10. Adagiate sopra la meringhetta e premete leggermente. Et voilà!
    Non sono adorabili, i vostri bisconiglietti?
I biscotti a forma di coniglietto sono fatti con pasta frolla al cacao e sono decorati con farina di cocco
Le orecchie dei biscotti a forma di coniglietto sono decorati con mandorle sgusciate
La coda dei biscotti a forma di coniglietto sono decorati con piccole meringhe da caffè

Se state pensando che ci sarebbe più gusto a farle in casa, le meringhe, naturalmente mi trovate d’accordo con voi!
In effetti, per me è andata proprio così: le ho preparate io qualche giorno prima e mi piace l’idea di averne sempre qualcuna da servire insieme al caffè quando vengono gli amici a trovarmi a casa (non ora, naturalmente!).
Ecco perché vi linko QUI l’articolo in cui vi spiego come preparare dei perfetti bacetti di meringa.


Testo, ricetta, styling e fotografia
a cura di
 Micol Uberti
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