Ehi food lovers! Volete catturare l’attenzione? Assecondate la PIGRIZIA!

Forse cominciare con un titolo così vi avrà fatto balenare in testa un miliardo di opzioni…
“Di cosa starà parlando? A cosa si riferirà?” E soprattutto…
“Questo articolo mi suggerirà qualche cosa di utile?”
Bene, ecco fatto. In effetti ho catturato la vostra attenzione.
E in che modo l’ho fatto? Ne sono certa, nessuno di voi vorrà ammettere esplicitamente che è pigro, ma…
La verità è che questo titolo vi ha attirato proprio per questo, invece:
sperate di trovare l’elemento segreto che costituisce la chiave del successo di una fotografia food.
Poco importa se fotografate cibo per lavoro o per raccontare una serata tra amiche o con il partner.
Ottimo, allora cosa aspettiamo?
Parliamone!

IN CHE SENSO PARLIAMO DI PIGRIZIA?

Arance, food photography

Scatto realizzato per Arancia Poggio Pizzuto – gennaio 2021

Ne parliamo a doppio senso.
Non c’è nulla di cui vergognarsi, fa parte di ognuno di noi e prima ce ne accorgiamo, prima la possiamo utilizzare a nostro favore.
Lo sapete, prima di dedicarmi unicamente alla fotografia sono stata una blogger per 7 lunghi anni e vorrei aver avuto qualcuno che mi desse questo consiglio:
tanto noi quanto chi segue i nostri social (business o privati che siano) siamo pigri.
Noi cerchiamo di creare il miglior contenuto possibile nel minor tempo possibile.
“Loro” cercano di ricavare più informazioni possibili nel modo più semplice possibile.
In un certo senso siamo sulla stessa lunghezza d’onda!
Ok, d’accordo, ma questo principio come lo sfruttiamo in fotografia?

PIU’ INFORMAZIONI CONTIENE UN’IMMAGINE, PIU’ E’ SNELLA DA “LEGGERE”

Insalata con pesche, food photography

Scatto realizzato per MD supermercati – agosto 2021

Per “informazioni” all’interno di un’immagine, intendiamo semplicemente gli elementi visivi che ci restituiscono un’idea, un concetto…
nel caso del food: un sapore, una sensazione.
Nella foto proposta, ad esempio, volevo puntare sulla freschezza.
Si tratta di uno scatto pensato per essere proposto in estate, in cui i colori caldi e intensi fanno parte naturalmente di ciò che ci circonda, mentre la freschezza è invece ciò che tendenzialmente ricerchiamo, soprattutto in agosto, quando siamo sopraffatti da due mesi di afa crescente.
Ecco perché ho scelto di dare ampio spazio alla pesca.
Tutto questo è il processo mentale che avviene nel fotografo, che sceglie arbitrariamente come proporre il proprio soggetto e che quindi razionalizza tutta questa gamma di decisioni per poi trasformarle in azione concreta, modellando il set a proprio piacimento.
Chi osserva una foto, però, tutto questo non lo sa… eppure riesce a percepirlo.
Soprattutto se questa strategia viene utilizzata con saggezza e senza creare un’immagine confusa e sovraccarica…

PUNTATE SU UN ELEMENTO E RIPROPONETELO IN VARIE FORME

Muffin alle mele e cioccolato, food photography

Scatto realizzato per Il Cibo secondo Micol – 2018

Credetemi, questo suggerimento vi cambierà la vita.
Sarete più snelli nel lavoro e creerete con poco delle fotografie estremamente armoniose.
Scegliete un elemento della fotografia sul quale puntare di più.
Quello che restituisce più chiaramente il sapore che volete che emerga o quello che più intensamente richiama il mood che volete esprimere.
Selezionatelo e proponetelo nello stesso scatto ma sotto forme diverse.
La mela: intera, ma anche sbucciata, all’interno dello stesso scatto.
Tornate ad osservare le foto precedenti: la pesca, proposta in taglia diversi. Metà, un quarto, un ottavo.
Le arance, con quelle ho fatto altrettanto!
Se mostrate lo stesso elemento visto da più “punti di vista”, sarà molto più facile per il cervello dell’osservatore andare a ripescare nella memoria tutte quelle informazioni che si associano a sapori, esperienze e sensazioni. Assicurato!
E la cosa più bella di questa strategia è che si può mettere in atto sempre.
Non ci credete?

UNA STRATEGIA COMODA E SEMPRE ATTUABILE

Capunsei, gnocchi di Mantova, food photography

Scatto realizzato per Il Cibo secondo Micol – Castellaro Lagusello (MN), agosto 2020

Mettete una gita fuori porta, un caldo soffocante e una fame mostruosa dopo aver camminato per ore alla scoperta di un borgo meraviglioso,
su e giù per le salite delle strade collinari di una piccola frazione di Monzambano.
Mettete la voglia di scoprire un nuovo sapore, quello dei capunsei tipici di quella zona.
Ma mettete anche la voglia di raccontarlo a chi non era lì presente!
Beh, tanto è bastato: una foto a campo molto stretto, uno di questi gnocchi morso per metà così da lasciar intravedere anche le fattezze al suo interno e voilà.
Il racconto di gusto è servito.
Si capisce immediatamente che la consistenza di questo piatto ricorda molto quello dei canederli, perciò verosimilmente non sarà omogeneo e “liscio” al tatto in bocca, si capisce che le erbe la fan da padrona non solo nel condimento, che non contengono un ripieno, ma che l’impasto è variegato e che con ogni probabilità sono vegetariani perché non si vede traccia di carne.
Il riscontro da chi ha visto la foto? Eccolo QUA!

Quello che mi affascina molto dell’arte fotografica, tra tanti aspetti, è comprendere quanto profondamente si leghi con la psicologia.
Pensare che una foto sia ben fatta senza valutare questa peculiarità, sarebbe incredibilmente limitante.
E diciamolo, mentre si creano scatti immaginando come li interpreterà chi li guarderà, non si fa forse un viaggio all’interno anche della propria testa e della propria sfera di significati?

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