Che la notte degli Oscar sia tra quelle più attesa dell’anno, ogni anno, è fuori discussione: che sia per sapere chi vincerà, che sia per vedere come sono abbigliati e acconciati gli invitati, che sia per fare un po’ di gossip… è davvero raro trovare qualcuno che sia totalmente indifferente a questa cerimonia storica.
Tutte le nomination sono state svelate proprio nella giornata di ieri e ne abbiamo parlato nelle stories del profilo Instagram @moviesandspaghettitime… ma tutti sappiamo che, al di là di questi passaggi di rito che ci si ripropongono ogni anno, questi Oscar 2021 avranno qualcosa di diverso dal solito… solo le norme anti-Covid?
No! Per fortuna si distingueranno anche per aspetti piacevoli!

Quest’anno, infatti, si sta verificando veramente un punto di svolta all’interno della lunga tradizione degli Academy Awards. Non era mai accaduto che una donna ricevesse la nomination per la miglior regia e quest’anno sono addirittura due in lizza per aggiudicarsi la statuetta.
Stiamo parlando di Chloé Zhao, candidata per il suo film “Nomadland” e di Emerald Fennell, per “Promising Young Woman“.
Potere alle donne
Di Chloé Zhao avrete forse già memoria: proprio grazie a Nomadland, in realtà appena il terzo lungometraggio che scrive, dirige e monta, ha ricevuto anche il Leone d’Oro alla scorsa settantasettesima edizione della Mostra internazionale d’arte del Cinema di Venezia, nonché il Golden Globe per miglior film drammatico e quello per miglior regista.
E pensare che tutto è nato dall’incontro casuale della regista con Frances McDorman (protagonista del film e già vincitrice di un Oscar come miglior attrice in Fargo – ndr) durante il marzo 2018, mese in cui le due si sono conosciute in occasione degli Indipendent Spirit Awards… e dopo sei mesi erano già impegnate nella lavorazione di Nomadland.
Emerald Fennell, invece, l’abbiamo conosciuta prima come attrice: è suo il volto di Camilla Shand in “The Crown” ed ha appena 35 anni. Quella con Promising Young Woman? E’ la sua prima esperienza come regista.
Certo il talento era innegabile già da tempo, da quando era stato affidato a lei il delicato compito di sei episodi della già avviata serie televisiva Killing Eve. Questo film è il prodotto di un team di donne eccezionali: vediamo infatti protagonista Carey Mulligan, che ne è anche produttrice esecutiva, e Margot Robbie che produce la pellicola con la sua casa di produzione LuckyChap Entertainment.
Laura Pausini e la nomination per Io sì (Seen)
E poi c’è lei, di cui è sufficiente dire il nome di battesimo per sentir riecheggiare la sua voce e sentire profumo di ragù.
Scusate, ma per me è così… chi più di lei potrebbe farci sentire a casa se ci trovassimo all’estero?
Chi più di lei, nella sua generazione, riesce ad ergersi a baluardo dell’italianità?
Quando ero ragazzina passavo le ore chiusa in camera a cantare le sue canzoni… e se è vero che con il passare degli anni mi sono un po’ allontanata dalla sua musica per avvicinarmi di più ad altri generi, è vero anche che per me lei è sempre l’esempio della donna che vorrei essere, se potessi decidere arbitrariamente in cosa trasformarmi.
La sua forza, la genuinità, il saper “metterci la faccia” sempre, la sua ironia… Laura, ti amo.
Ok e dopo questa dichiarazione d’amore possiamo tornare a noi: la nostra Miss Pausini, quest’anno si porta a casa due enormi soddisfazioni: la vincita del Golden Globe per la Miglior Canzone Originale con “Io sì (Seen)”, colonna sonora intensa ed emozionante del film Netflix La vita davanti a sé con protagonista Sophia Loren, e la nomination agli Oscar sempre per lo stesso brano, disponibile su Spotify e registrato in cinque diverse lingue.
Ci auguriamo con tutto il cuore che a questa doppietta di gioie, che Laura ha splendidamente condiviso sui suoi canali social, si aggiunga anche quello della vincita della famosa statuetta! Ma per questo… dovremo aspettare il 25 aprile.
Ma Oscar… chi è?
Oscar è un uomo d’oro. E’ un uomo speciale. E’ un uomo qualunque. E’ semplicemente un simbolo.
Chi può dirlo? Del resto, quello non è neppure il suo nome originale… E’ stato registrato solo in seguito, mentre all’epoca in cui nacque questo riconoscimento, nel lontano 1929, la statuetta era solo una statuetta e veniva semplicemente chiamata Academy Award of Merit.

Ma chi si prende la briga di stabilire chi si merita di tornare a casa con un Oscar sotto braccio e chi no?
La Academy of Motion Picture Arts and Sciences (AMPAS), un’organizzazione costituita da attori, registi, personalità del mondo del cinema. Ne fanno parte, attualmente, niente meno che 6687 membri, il cui presidente è David Rubin e ha sede naturalmente in California, per la precisione a Beverly Hills.
La mente ideatrice di tutto questo? Solo il dirigente della Metro-Goldwin-Mayer…
La cerimonia si svolge nell’iconico Dolby Theatre di Los Angeles, ad Hollywood, ma non è sempre stato così: nel 1929, infatti, gli Oscar vennero consegnati nel Roosevelt Hotel, il più antico hotel della city tutt’ora in uso.
Si trova a pochi passi dal TCL Chinese Theatre e nella sua hall ospita una statua in bronzo di Charlie Chaplin, nel suo indimenticabile Charlot, seduto su una panchina… o almeno era così nel 1999, quando ci ho soggiornato io con la mia famiglia!

Gli italiani che hanno alzato al cielo un Oscar
Voglio concludere con una carrellata un po’ nostalgica di alcuni grandi italiani che si sono aggiudicati l’Academy Award, certa del fatto che concorderete con me che gli artisti della nostra patria se ne sarebbero meritati molti di più.





Certo il nostro Ennio avrebbe dovuto vincerne molti di più. Molti, molti di più…
Ma la potenza della vera arte e della magia che si cela dietro al talento di figure come la sua è che mai nessun premio potrà rendere adeguatamente giustizia alla loro grandezza e che nulla potrà mai “impriogionare” in un piccolo oggetto placcato d’oro l’immensa poesia che ci ha regalato con le sue opere.
Poesia che sopravvivrà, nonostante lo spazio e nonostante il tempo.
|
Testo a cura di Micol Uberti
Fotografie via web