Diciamolo apertamente. La cucina richiede pazienza.
E’ così, non si scappa, specialmente se ci si tiene alla sottile differenza che c’è tra un alimento preparato con amore ed uno in cui si è cercata qualche “strada alternativa” per far prima. Perché è vero, il tempo è prezioso, ma la qualità di ciò che mangiamo lo è ancora di più! In alcune preparazioni, l’utilizzo di uno strumento fa la differenza, per varie ragioni.
Un esempio? Lasciate perdere il frullatore, se volete preparare un pesto: per questo, esiste il mortaio.
Apparentemente potrebbe sembrare che il risultato sia lo stesso.
Anzi, forse l’omogeneità che si ottiene con il frullatore dà perfino più soddisfazione (de gustibus), ma la differenza sostanziale è un’altra.
Il mortaio, lavorando per pressione, consente al frutto pestato di rilasciare i propri oli, componente preziosa e fondamentale per questo tipo di preparazioni. Se lavorato poi per lungo tempo, l’olio si scalda anche grazie all’attrito contro le pareti del mortaio, sprigionando così un profumo intenso che esalterà il sapore di ciò che state preparando.
Naturalmente, questo utensile da cucina dev’essere di qualità e va mantenuto con le adeguate cure. Nei decenni scorsi la maggior parte dei mortai diffusi era in legno o in metallo, solo ultimamente si sta diffondendo sempre di più l’utilizzo di quello in pietra, tornando quindi alle sue antiche origini.

Per me era un grande sogno averne uno “coi fiocchi” e il destino ha voluto che, grazie ad Instagram, incontrassi sul mio cammino MarmoLove, un laboratorio centenario a Finale Ligure in cui ci si occupa di lavorazione del marmo di Carrara (ma non solo). Si parla di mani giovani, quelle di Valentina e del fratello Alessandro, e si parla di amore per l’artigianalità e il design.
Il pestello in legno è altrettanto di provenienza artigianale e la sua produzione è stata affidata a Fratelli Levaggi.
Vado profondamente fiera di questa collaborazione e di questo prodotto, uno dei pezzi più belli e più attraenti che ho in cucina.
Certo, perché un mortaio così non poteva essere rinchiuso in una credenza durante il suo meritato riposo!
Per testarlo ho preparato un pesto grossolano di olive taggiasche, olive nere e mandorle. Il risultato? Semplicemente perfetto!
La verità è che in questo mortaio ci ho trovato tutto.
Ci ho trovato il sapore della cucina di una volta, quella che non conosceva scorciatoie e in cui si dedicava tempo. Ci ho trovato un bellissimo passaggio di consegna dall’amore che ci ha messo chi lo ha lavorato, al mio amore, quello che ci ho messo per preparare il pesto.
Anche se è una cosa semplice, sì.
Perché è proprio in questo che io trovo quel romanticismo di cui mi nutro ogni giorno e che alimenta le mie passioni.
Vi lascio al racconto fotografico!






Testo, styling e fotografia
a cura di Micol Uberti
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