A volte esce allo scoperto il mio animo sociologo e mi ritrovo a fare riflessioni profonde sul mondo in cui viviamo e ultimamente ho pensato una cosa, che riguarda un po’ chiunque in fin dei conti.
Ho pensato che, sempre più spesso, abbiamo la necessità vitale di categorizzare ciò che ci circonda, tra cui anche le persone, per poter dare un ordine logico alla realtà.
Avete mai pensato seriamente che al di là dei ruoli che possiamo ricoprire, siamo pur sempre delle identità fatte di tante sfaccettature?
Mi è venuto da riflettere ancora di più su questa cosa quando ho sentito parlare del sindaco della mia città, Sarnico, che è anche pittore, scrittore, poeta e appassionato fotografo.
Non vive solo di campagne elettorali e ideologie, ma fa anche altro nella vita ed è qui che ritrovo il tratto in comune a me, che non amo darmi definizioni troppo strette ma preferisco rimanere in “abiti” più ampi come la creatività e l’eclettismo… e cosa ne esce, si vede poi!
A me la politica annoia parecchio, ma mi piace scoprire storie e quei fuochi che fanno bruciare gli animi di entusiasmo. Ecco perché ho deciso di chiedere un appuntamento a Giorgio Bertazzoli per fare due chiacchiere.
Perché dopo l’etichetta “sindaco”, io ci metto l’etichetta “artista”, ed è di questo che voglio parlare.
Vi va di unirvi alla nostra chiacchierata?
Spesso ci dimentichiamo che dietro a figure come la sua, quella del sindaco (o anche del professore, altro ruolo che ha ricoperto nella vita e che per i ragazzi viene visto sempre come una figura istituzionale) si celano anime, persone con una storia di passioni ed entusiasmi. Lei nella fattispecie, è poliedrico e la politica non è il suo unico interesse. E’ curioso trovare un sindaco professionale e al tempo stesso così innamorato di tutto ciò che è Arte.
Come si è sviluppata questa dicotomia negli anni?
Le passioni ci fanno vivere, senza quelle non potremmo veicolare la conoscenza delle cose. Politica e arte sono realtà slegate per la verità e sono passioni che nascono in momenti differenti della mia vita. Ho sempre amato la scrittura e la letteratura. A 14 anni, con Leopardi, ho scoperto bellissime poesie: l’uso della parola stessa mi ha colpito moltissimo, scegliere espressioni come “ferree canne” anziché fucile… Sono cose che ispirano e fanno nascere qualcosa dentro di te. Poi ho iniziato un percorso individuale, non scolastico, per approfondire questa mia passione, ma anche da professore (ndr – Giorgio Bertazzoli è un docente di lingua italiana, ruolo da cui ora è in aspettativa non retribuita per via del mandato da sindaco) ho applicato questa “strategia”: mettevo i ragazzi a conoscenza di qualche scrittore, non volevo che si disinteressassero. E’ evidente che sei fai conoscere la letteratura obbligando degli adolescenti ad amare qualcosa che per loro è molto lontano, non ottieni nulla se non che l’opposto di ciò che vorresti! E così ho ancora vecchi alunni che mi ringraziano tutt’oggi per aver fatto loro capire l’importanza di Dante. Tornando al mio percorso, ho iniziato poi con i giornalini e nel 2007 ho fondato Giornale del Basso Sebino che ho chiuso 2 anni fa, per motivi di natura pratica: i social media hanno superato la pubblicità e si faticava a raccogliere fondi per sovvenzionare un progetto di free press come questo. Comunque è stato un bel periodo, perché dal 2007 al 2014 mi ha dato visibilità, scrivevo di politica. Ero un giornalista d’assalto ma poi mi sono chiesto: “Perché non fare direttamente politico?”. Così, dal momento della mia laurea nel 2007, ho preso questa decisione. Anche la politica è sempre stata passione per me, anche se slegata dal resto. Ho sempre scritto in parallelo all’arte giornalistica. Per quanto riguarda invece l’arte, è un mondo a cui mi sono avvicinato circa 5 anni fa, quindi molto tardi. Amando le mostre, mi sono chiesto: “Perché non provare ad esprimermi anche attraverso il quadro?” e così è stato. Ho fatto mostre con Sgarbi, ho esposto con fondazioni importanti, anche a Parigi, Amburgo, Dublino… Due musei hanno anche acquisito mie opere.
Due anni fa ho scritto anche il mio primo romanzo, L’Amore Pensato, prima auto prodotto, poi mi ha contattato Rizzoli e mi hanno proposto per Mondadori. Ora è nelle librerie ed è un progetto di cui sono molto orgoglioso.


In qualche modo, la differenza profonda tra un interesse concreto come la politica e quello più onirico dell’Arte, non l’hanno fatta sentire davanti ad un bivio, ma anzi sono passioni che la completano costantemente da anni ormai. Dove si trova il punto in cui questi due emisferi si incontrano? Dove si influenzano a vicenda?
Secondo me, in realtà, non si influenzano molto. Per me, l’arte rappresenta l’evasione dai problemi quotidiani. L’aspetto più importante per un sindaco è il saper essere un problem solver: c’è sempre qualcuno che ha bisogno di te, qualche situazione da sanare, richieste da soddisfare… Quindi arte in questo caso è mio modo per fuggire dalle brutture delle cose che si possono incontrare in un mondo in cui si nascondono sempre tante criticità.
Così, di notte creo. Da mezzanotte fino alle 2 lavoro sull’arte e dipingo. Disegno, scrivo, sempre in maniera notturna.

Ho letto un’intervista in cui parla del suo attaccamento alla Poesia in tutte le sue sfumature. Quanto di questa sua passione si riscontra anche nel suo lavoro di Sindaco? Ovvero, quanto bisogna amare la propria città e trovare poesia anche nelle situazioni più spinose, per prendersene cura al meglio e fare qualcosa che fa sì che una città come Sarnico si distingua dalle altre proprio per l’amore con cui viene governata?
La poesia fa parte della mia vita da sempre, e ne ho scritte anche di mio pugno: prima la mia Raccolta di Poesie dal Lago – 120 liriche notturne, che risale a quando avevo circa 21 anni (ndr – ora ne ha 39, anche se parlando con lui sembra che abbia vissuto mille vite!). Poi ho scritto d’amore, in una raccolta di 100 poesie che si chiuderà quest’anno, chiamata Silloge della Rosa. Poi c’è Ellade, una raccolta breve ispirata ad una bellissima esperienza che ho vissuto quando sono stato in Grecia.
Per quanto riguarda Sarnico… Beh, ognuno dovrebbe amare la propria città, bisogna mettere la propria cultura, la propria sensibilità a servizio dell’altro. L’ascolto è già il 90% della soluzione, la comprensione è data da una cultura. C’è l’intelligenza acuta che si raffina e quella ottusa che non si informa. In questo caso dedizione e comprensione sono le parole chiave per far bene ogni cosa. E’ in questo che ritrovo il sentimento verso la propria città!
Lei è molto attivo sui social, che utilizza come via di comunicazione con i suoi cittadini e non solo. Inoltre, è anche appassionato di fotografia. Quanto ha inciso tutto questo sul gusto estetico con cui sta curando Sarnico? E’ un dato di fatto che oggi come oggi i ristoranti, i negozi, si sforzino per scegliere designer e architetti che rendano i loro spazi quanto più “instagrammabili” possibile.
Anche lei ha pensato a questo?
Il cellulare è una cassa di risonanza importante, è innegabile. Il filosofo Marshall McLuhan diceva che il vero messaggio è il mezzo stesso: da buon comunicatore quale penso di essere, utilizzo i social a questo proposito.
Su Facebook posto ciò che faccio sul paese, le persone possono scrivermi e dirmi ciò che pensano. Instagram è più una mia cosa personale, invece. In ogni caso sì, ho pensato all’attrattiva che le persone possono avere e riproporre la mia città su Instagram: non a caso abbiamo l’hashtag #SARNICO scolpita davanti al municipio!
So che è anche appassionato d’arte!
Ama la pittura e dipingere in prima persona.
Questo significa di certo che non le manca la fantasia… Allora vorrei giocare un attimo con lei. Mi dica a quali artisti del passato avrebbe affidato il compito di ridisegnare alcune parti di Sarnico. So che vorrebbe sistemare la nostra splendida contrada, a chi avrebbe chiesto di dipingere l’immagine che ha in mente?
E chi avrebbe invece scelto come vicesindaco? Perché?
Faccio parte anche dell’albo degli esperti d’arte europei e faccio expertise per il Tribunale. Direi che, per disegnare la mia città, avrei scelto Picasso.
Adoro anche Matisse, Bacon… ma quel compito lo avrei assegnato a Picasso. La sua grandezza sta nella linea, unirei questo al colore di Matisse, due elementi che si ritrovano sui miei quadri. Come vicesindaco vorrei D’Annunzio o Casanova, li amo perché hanno avuto vita pazzesca entrambi. Sono stati due esteti, libertini, la vita va vissuta così. “Vivere ardendo e non bruciarsi mai” era proprio il motto di D’Annunzio ed io vorrei prendere la vita proprio così, in maniera più godereccia. Quando intervistarono Pascoli, gli chiesero cosa voleva fare nella vita e lui rispose “suonare e cantare”.
Non dovrebbe forse essere questo il senso dell’esistenza?



Testo a cura di Micol Uberti
Fotografie per gentile concessione di Giorgio Bertazzoli