A volte cammino per la città, per i luoghi in cui vivo e che vivo e mi chiedo: “Quanto sappiamo del suolo che stiamo calpestando? Quanto conosciamo la storia di queste mura che ci circondano, delle aree verdi, della cultura che è scivolata di qui attraverso i secoli?”.
La risposta spesso è “Troppo poco.”.
Ne ho avuto la conferma quando settimana scorsa mi sono presa due giorni per immergermi in un territorio a me sconosciuto, nonostante siano ormai anni che mi divido tra Milano e la bergamasca.
Le Terre del Vescovado sono costituite dall’unione di 15 comuni che si affiancano e abbracciano tra le vigne della provincia di Bergamo, nei quali sopravvivono, generazioni, realtà imprenditoriali di inestimabile preziosità.
Serve respirare l’aria che c’è in quei posti, per capirne veramente il percorso che, cominciato secoli fa, li ha portati ad essere come sono oggi.
Io ho avuto la fortuna di poterle visitare con qualcuno che le conosce molto bene e che ha saputo scovare delle eccellenze che mi hanno fatto percepire quale sia il cuore pulsante di questo territorio.
Spesso si pensa che sia necessario andar lontano per scoprire qualcosa di nuovo e invece qui, a pochi chilometri da Milano, ci si ritrova immersi in una atmosfera diversa, che scorre più lenta, che è fatta di amore per le proprie vigne, per le radici della propria famiglia, per quegli antichi edifici che oggi ospitano realtà romantiche che guardano al futuro con la saggezza di chi ha vissuto il passato. Ho sentito i miei occhi riempirsi di bellezza mentre giravo tra le sale di Tenuta Frizzoni, a Torre de’ Roveri, un’antica villa restaurata e rimodernata, senza mancare di rispetto a ciò che fu, e in cui vengono ospitati matrimoni ed eventi che cercano una suggestività fuori dal comune. Non trovate che sia piena di dettagli meravigliosi?






Peccato averla scoperta così poco tempo prima del mio trentesimo compleanno, sarebbe stata una location a dir poco perfetta!
Di altrettanto impatto estetico è senza dubbio la Tenuta degli Angeli.
Una collina a Carobbio degli Angeli su cui, dal 1984, si produce vino e su cui alberga anche un’acetaia che realizza aceto secondo la tradizione emiliana.
Ma la vera bellezza di questo luogo sapete dove sta? Nelle persone che la gestiscono. Manuela e la figlia Roberta, che ci hanno accompagnati nella visita, sono due donne che vivono di entusiasmo e amore per la loro azienda e che la portano avanti con orgoglio. Aprono le loro porte ai bambini, per fare esperienze sensoriali e educative all’interno della loro tenuta, facendo loro imparare come si produce il vino, ad avere a che fare con la natura e con l’ecosistema da cui ci stiamo sempre più allontanando. Roberta fa anche delle marmellate deliziose con i cedri del suo giardino: insomma, si fa prima a dire che non esiste prodotto di loro provenienza che non debba essere assolutamente assaggiato almeno una volta!











Non stento a credere che, come ci raccontavano, si ritrovano gruppetti di turisti fuori dal cancello desiderosi di entrare a scoprire il vigneto!
Un’altra realtà che caratterizza profondamente le Terre del Vescovado è il Moscato di Scanzo. Questo vino liquoroso è una vera e propria eccellenza qui e il suo colore rosso scuro lo distingue immediatamente da altri moscati che siamo abituati a vedere più frequentemente. La vera differenza, però, la fa il suo sapore: meno dolce degli altri ma sempre rotondo e caldo, riesce a coinvolgere qualunque palato. Esiste addirittura un consorzio a sua tutela, di cui noi abbiamo visitato la sede a Scanzorosciate.



Pensate che stiamo parlando della più piccola D.O.C.G. italiana ma se verrete qui e avrete la possibilità di assaggiarlo, capirete il motivo di tanta attenzione verso questo prodotto.
Sarò sincera, ne ho assaggiati diversi durante questo tour, ma quello che mi ha colpito di più è quello di Sereno Magri.
Siamo stati ospiti nella sua cantina-salotto di Scanzorosciate (non si potrebbe definirla meglio di così: una pulizia, un’ordine, un gusto estetico per le linee semplici da non sembrare neppure un luogo di produzione ma uno di esposizione) e poi abbiamo degustato insieme a lui il suo moscato. Un sapore intenso che si fa ricordare e che porta con sé tutta la storia che ci ha raccontato Sereno: dalla cura delle uve alla selezione degli acini migliori, denocciolato a mano per garantire la più alta qualità, ai chilometri fatti per acquistare l’antagonista di un parassita che aveva colpito i suoi grappoli perché non vuole utilizzare agenti chimici sul suo raccolto.




Un’altra azienda vinicola da tenere assolutamente presente è senza dubbio quella di Eligio Magri. Se siano parenti non lo so, quello che ricordo distintamente è la cordialità dell’accoglienza, una vista mozzafiato sulle colline di Torre de’ Roveri ed una cantina in cui alcuni vini portano i nomi dei componenti della famiglia. Questo è un dettaglio che mi fa sentire rassicurata, che mi fa sentire in un’atmosfera di “casa”: quei vini ti stanno dicendo che dentro c’è qualcosa che va oltre la tecnica e l’esperienza sul campo. C’è attenzione, c’è tradizione e c’è vicinanza.
Noi abbiamo assaggiato uno spumante metodo classico, che nella sua semplicità ha vinto la 21esima edizione della rassegna Sparkling Wine Festival 2019 con 89/100. Niente male, vero?



A volte si parte per un tour di lavoro e si torna a casa propria con la convinzione di essersi ritrovati a fare, invece, un viaggio di cuore.
Ci sono tanti piccoli ricordi che si collezionano e che, ripensandoci, fanno sentire la differenza tra le due cose.
Durante questi due giorni, io e Franca siamo state ospiti di un b&b molto carino, Corte Seguini a Bagnatica, in cui siamo state trattate come delle regine dai proprietari, di cui ricorderò sempre la dolcezza con cui ci hanno servite a colazione. Veder arrivare la signora con le uova sul tegamino caldo, trovare una tavola imbandita anche se eravamo solo in due a soggiornare lì, sentir dare importanza ad ogni propria preferenza… Vi lascio con qualche foto della colazione, solo perché mi piace farvi venire fame, si sa!



Si potrebbe mai cominciare la giornata con il piede storto, dopo una “partenza” del genere?
Perciò grazie. Grazie a tutte queste persone che ci hanno aperto le porte dei proprio luoghi con allegria e voglia di conoscersi e raccontarsi!
Grazie a chi ha cucinato per noi e poi ha speso più di un’ora a chiacchierare, parlando dei propri inizi e dello sviluppo del proprio ristorante, come ad esempio la proprietaria del ristorante Da Franco di Seriate (a proposito, se andate lì in questo periodo fareste bene a prendere il gelato con i fichi freschi, come dessert!). Grazie a chi ci ha accompagnati alla scoperta di antiche meraviglie, come Villa Astori, in attesa di tornare agli antichi splendori grazie a nuovi ambiziosi progetti… vi auguriamo un in bocca al lupo enorme, di cuore!
E soprattutto, grazie a chi ha organizzato tutto questo e ci ha accompagnati con la stessa genuinità di chi sta portando un amico in giro per il proprio paese.


Testo e fotografia
a cura di Micol Uberti
articolo realizzato in collaborazione con
