Forse non tutti lo sanno: i miei primi passi nel mondo del giornalismo li ho mossi realizzando interviste. E’ un’attività che mi piace moltissimo perché offre la possibilità di entrare in contatto con persone di cui, fino a pochi minuti prima, avevi forse considerato solo la metà delle sfaccettature. E così oggi torno a farlo, torno a chiacchierare con qualcuno. Con chi? Con due persone della mia età, perché il confronto è ancora più bello quando c’è stimolo e ci si capisce al volo! Faccio le presentazioni: i miei “ospiti” di oggi sono Martina, 23 anni, e Battista, 30, ovvero il volto più giovane di Nautica Bellini.
Quando ti rendi conto che la traccia che hai realizzato è diventata inutile perché ricevi tutte le risposte che vorresti ancor prima di fare le domande, sei sicura che ne verrà fuori un ottimo lavoro. Vuol dire essere in sintonia, pur parlando di cose di cui sai poco o nulla! Sia chiaro, mi piace sapere di cosa sto parlando, quando mi presento per un’intervista. Ma mi piace anche arrivare un po’ impreparata, per lasciarmi trasportare dai dettagli e dal modo in cui li racconta chi ho davanti: in fondo sto raccogliendo racconti, non li sto giudicando!
Tuttavia, se io so chi sono Martina, Battista e la realtà in cui lavorano, non è altrettanto per voi, probabilmente. Perciò apro l’intervista proprio così.
Facciamo una piccola introduzione di Nautica Bellini?
Battista Nautica Bellini è nata molti anni fa, dall’impegno di nostro nonno che ha cominciato a costruire barche negli anni ’60. All’epoca non era raro trovare questo tipo di attività qui sul lago d’Iseo (loro si trovano a Clusane, in provincia di Brescia, ndr). Erano gli anni del boom dei cantieri costruttori e qui si sono sviluppati grandi marchi come Riva. Il nonno però è venuto a mancare quando nostro padre aveva appena 17 anni ed una delle ultime cose che gli ha detto è stata: “Guai a te se ti metti a costruire barche, un giorno!” e così… nostro padre ha cominciato a limitarsi alla vendita e al restauro, ampliando il business di Nautica Bellini.
E’ curioso sapere che la vostra realtà, in un certo senso, sia nata sul quello che potremmo chiamare “un sogno infranto”…
Battista Per certi aspetti è così! Questo non significa che nostro nonno non abbia avuto successo, anzi! Ne aveva vendute parecchie! Però il business è cambiato, stiamo parlando di un settore un po’ particolare. E’ un mercato diverso da quello che era una volta, sia da un punto di vista storico, sia da un punto di visto della scelta dei materiali utilizzati. Attualmente siamo molto concentrati sul restauro delle imbarcazioni Riva, settore in cui siamo specializzati, ma stiamo anche acquisendo nuovi marchi e vogliamo portare innovazione a un settore che segue ancora logiche ormai superate e dove, purtroppo, manca spesso trasparenza tra cliente e azienda.
Quindi confidate molto nel vostro approccio giovane e fresco…
Battista Assolutamente sì, esatto! Se è possibile in qualche modo rompere gli schemi esistenti, io sono il primo a farlo. Altrimenti si continua così, cascando nella trappola del circolo vizioso. Il cliente non si fida perché parte prevenuto, basandosi su quello che questo business ha sempre mostrato di sé. Penso che se si lavorasse sulla fiducia, tutto sarebbe più snello, anche negli aspetti più pratici! Io sto lavorando molto in questo senso, per cercare di migliorare queste logiche. Dopo essermi laureato in Economia e dopo qualche anno passato a vivere in prima persona la nostra azienda, ho capito ad esempio che era necessario poter snellire alcune dinamiche e perciò ho creato una società di IT che lavora con noi direttamente dall’interno. Sono queste azioni che consentono un progredire!
Questo denota una grande passione ma anche una sicurezza molto forte per quanto riguarda la strada da percorrere! Non avete mai pensato di fare altro?
Battista Io no, sinceramente. Che fosse in questo settore o in un altro, ho sempre nitidamente desiderato una carriera imprenditoriale. E poi non posso che essere soddisfatto: abbiamo la possibilità di incontrare quotidianamente nuove persone che portano con sé esperienze, storie e sfide nuove. E’ molto stimolante!
Martina Io invece ammetto che inizialmente ero un po’ più indecisa. Appena finite le scuole superiori mi sono iscritta a Giurisprudenza, ma per quanto non fosse male come facoltà, ho capito che non sarebbe stata la Legge a darmi le soddisfazioni che volevo, così ho cominciato a cercarle nel lavoro. Dapprima mi sono buttata sullo sport, che è una mia grande passione (e si vede, Martina ha un fisico perfetto!). Per un po’ ho fatto la personal trainer ma è arrivato il momento in cui mi sono domandata se avrei potuto farlo per tutta la vita e la risposta è stata negativa. Così ho chiesto consiglio alla mia famiglia, la quale mi ha spronato ad entrare in azienda, pur non sapendo bene di cosa mi sarei occupata nello specifico. E’ grazie a questa decisione che ho capito di essere portata per la Comunicazione ed infatti ora gestisco io questo ambito: dai social network alla cura del sito internet, all’organizzazione degli eventi… Ora lavoro qui da 2 anni e sono contenta di vedere il mio profilo delinearsi con sempre maggiore precisione! E anche se a volte non vorrei ammetterlo, devo tanto a mio fratello, che mi ha insegnato tutto ciò che so di questo settore.
Eheheh cara Martina, lo so bene quanto sia difficile a volte dovere un “grazie” a qualcuno della propria famiglia, mia madre lavora con me! Anche a voi capita di sentire, ogni tanto, il desiderio di tirarvi il collo a vicenda?
Battista Neanche così spesso come si potrebbe pensare, nel nostro caso (mmm… e pensare che giurerei di aver visto sua sorella annuire ridendo, quando ho fatto questa domanda!). Lavoro qui da 8 anni e prima che arrivasse anche Martina nel team, lavoravo già con mio papà, ma devo dire che ci occupiamo di cose molto diverse, perciò le possibilità di scontro si minimizzano. Papà è sul commerciale, io sul finanziario, Martina sulla comunicazione. Sicuramente a volte ci si manda a quel paese, come è giusto che sia! Siamo autonomi in quello che facciamo, pur non lavorando in compartimenti stagni. La fortuna più grande è che nostro padre abbia capito che per certe cose è necessario che ci lasci carta bianca perché abbiamo, per ovvie ragione, un approccio più smart.
Martina Non ci scontriamo però a volte, ammettiamolo, mi fai pesare se faccio qualcosa con superficialità (ride guardando il fratello e lui annuisce, orgoglioso) soprattutto perché sei forte del fatto che mi hai fatto da maestro in azienda! Io sono permalosetta!
Ok ok, prima che battibecchiate, cambiamo argomento! Finora abbiamo parlato di molti aspetti tecnici, ma sono certa che anche nel vostro settore ci sia posto per le emozioni… Quale barca vi ha colpito di più quando è entrata nel vostro cantiere?
Battista Io me lo ricordo benissimo! Si tratta di un acquisto di 2 anni fa, un Aquarama Special acquistato da un broker in Germania. Nonostante si parlasse di cifre importanti, il rapporto di fiducia con lui era così stretto che non abbiamo neppure visto il mezzo prima di procedere con l’acquisto. Beh, quando è arrivato abbiamo ovviamente tolto la copertura che lo proteggeva e… in quel momento ho scoperto che il suo nome (ogni barca ne ha uno, ndr) era Tino, ovvero il soprannome di mio nonno! E’ stata una bella emozione! Io non l’ho mai conosciuto, ma naturalmente la coincidenza non mi è passata inosservata.
Martina E’ vero, è andata proprio così! Eppure… io ancora non ti saprei dare una risposta. Deve ancora arrivare la barca che mi ruba il cuore! Poi c’è da dire che finora ho vissuto poco il processo di vendita… dammi tempo qualche anno e ti saprò dire anche io!
Va bene, allora ci rivedremo… magari non necessariamente qui sul lago d’Iseo: vi sarà senza dubbio capitato di partecipare a qualche Yacht Show come quelli di Montecarlo o altri, no?
Battista Certo, ci è capitato di andare a quelli di Cannes e di Genova, a Montecarlo non siamo andati nonostante gli inviti perché non è un’esperienza così appagante e proficua come sembra. Al momento per noi è fuori target, l’unico spicchio di business che ci riguarderebbe sarebbero i Riva storici ma è un mercato così piccolo che non ne vale la pena. I saloni sono più che altro dedicati ai produttori e all’esposizione, perciò per il nostro cantiere ed i servizi che offriamo non ha senso andare. E’ senza dubbio meno costoso e più stimolante trovare contatti in altri modi, piuttosto che andare in fiera!
Al momento abbiamo preso parte all’esposizione di Cannes, per Cranchi, e a Genova, ma in questi frangenti mi sono reso ancora più conto che nel nostro settore esistono due grossi scogli: quello tecnologico e quello psicologico, secondo cui piuttosto che collaborare con un competitor per portare a casa un profitto comune, si perde il cliente.
Martina Beh non demonizziamo le fiere… Ci sono anche dei momenti divertenti e ricreativi! Peccato che rimangano solo dei momenti, però!
Intervista a cura di Micol Uberti
Fotografia a cura di Franca Bergamaschi