Ho sempre amato i contrasti: questo posto li rappresenta alla perfezione! Fuori il cemento, le auto sportive che ruggiscono, la velocità sulle strade che formano il tracciato del Gran Premio… E qui la calma. Il silenzio. La lentezza delle carpe che nuotano qua e là passando sotto i ponticelli di pietra.
Semplicemente… Il Jardin Japonais.
Così ho cominciato, su Instagram, a parlarvi di questo incantevole angolo nascosto di Monaco e da qui riprendo. Sì, perché nonostante tutta l’impeccabile bellezza di questo Jardin Japonais che è uno spazio municipale, la cosa che più continua a stupirmi è la netta differenza tra la pace che si trova in questi vialetti e la vita mondana che pulsa al di fuori.
Solo verso l’orario dell’aperitivo, durante il fine settimana, si comincia a sentire la musica che arriva dal Nikki Beach situato sopra il vicino Fairmont Hotel.
Pensare che a pochi passi da qui c’è la curva più conosciuta e rumorosa del Gran Prix, mi fa quasi sorridere. E’ un po’ come sapere che quando ne hai bisogno, c’è un posto in cui puoi rifugiarti. Puoi smettere di guardare il telefono, sederti su una panchina in pietra (materiale rigorosamente importato dal Giappone) ed ascoltare i tuoi muscoli distendersi mentre osservi distrattamente i volteggi che le carpe Khagoi paffute disegnano nel laghetto davanti ai tuoi occhi. Fanno giri in tondo, si danno un goffo slancio verso qualche visitatore che si avvicina allo specchio d’acqua, per poi tornare al punto di partenza. Si accostano alle pietre melmose e fanno espressioni buffe con la bocca. Si inclinano su un fianco per guardarti. Questo è la vita a rallentatore che si respira qui nel Jardin Japonis, in cui tutto parla di rispetto e pace, dove il silenzio è doveroso, dove non puoi permetterti di essere un essere umano arrogante, neanche nei pensieri.
E’ stato fondato nel 1994 su espressa richiesta del Principe Ranieri III e la progettazione – come tutto qui del resto! – è stata affidata al Maestro Beppu. Un nome che, letto da un italiano, fa un po’ ridere e potrebbe sembrare il personaggio di un film comico ma che invece in Giappone è molto conosciuto ed è sinonimo di eccellenza: infatti proprio lui, architetto paesaggista, si aggiudicò il Gran Premio dell’Esposizione Floreale di Osaka, 4 anni prima. La cosa curiosa è che si è voluto comunque mantenere un legame con il bacino mediterraneo: è da qui che provengono gli ulivi, i melograni e i pini che sono presenti nel giardino e che Beppu stesso ha spiegato come riadattare in stile zen. Se ne è preso cura per 3 anni e alla fine il risultato è stato strabiliante!
A me piace venire qui quando voglio pensare che ci sia un angolo di Terra in cui si possono ancora ritrovare i proprio sogni. Un po’ come se si potessero materializzare, io li immagino come bolle di sapone: qui si possono mettere al sicuro e ci penseranno le carpe a far loro da custodi.
Se poi un giorno uno di questi si realizzasse, una di queste bolle scoppierà!
Sapevate che in Giappone il rosso è il colore della sacralità e della felicità?
E’ proprio lui che si oppone al nero, che indica invece l’oscurità.
Questi sono gli unici due colori artefatti che troverete in questo giardino, in cui tutto il resto invece ha le nuance che gli regala la natura stessa… Io ho voluto riprendere questo binomio rosso-nero anche nei miei accessori: la splendida collana in pietre naturali e fatta a mano della nuova collezione autunnale di Patti Crea Bijoux!
Perché mi piace parlarvi di questo posto? Perché ho accolto con entusiasmo la sfida che mi avete lanciato tra le righe, quando vi ho detto che sarei tornata a Montecarlo e che stavolta vi avrei portato con me.
“Ma c’è da vedere solo in Casino”… “Non mi è piaciuta perché esprime solo un’idea di lusso freddo”.
Spero di potervi far ricredere con le mie fotografie ed i miei racconti!
Testo e fotografia a cura di Micol Uberti
Portrait photography a cura di Franca Bergamaschi